Era dall’ottobre 2018 che non si vedeva un livello così elevato dei rendimenti dei BTP. Allora l’incremento dello spread dovuto all’incertezza politica è oggi invece collegato a cause esogene difficili da controllare.
Il Btp a dieci anni ha superato la barriera del 3% e rende oggi il 3,15% lordo.
Ad influenzarne il valore contribuisce prima di tutto il contesto inflazionistico. Diversamente da ciò che avviene negli Stati Uniti la BCE ha una prospettiva a più lungo termine relativamente all’aumento dei tassi di interesse. In entrambi i casi, sia con un alta inflazione sia con una stretta monetaria le prospettive economiche rimangono incerte.
Attualmente la situazione nell’Unione europea rimane delicata e appesa alle conseguenze sulle decisioni del prossimo pacchetto di sanzioni che interromperà gli acquisti di petrolio dalla Russia. Per il momento nessun accordo comunitario sull’embargo è stato raggiunto; Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, resta comunque convinto che l’accordo “si farà” entro qualche settimana.
Nel mercato valutario, l’euro ha recuperato il 0,44% sul dollaro a 1,0585. Sull’obbligazionario il decennale italiano è salito nella giornata di ieri di 16 punti base per poi perdere lo 0,40% con lo spread Btp/Bund a 200 punti.
Anche chi investe in obbligazioni con un tale livello di inflazione non dorme sonni tranquilli; l’aumento del livello dei prezzi erode infatti il valore reale delle cedole e del profitto finale che diventa negativo. L‘inflazione nell’area euro ad aprile, secondo la lettura preliminare, è salito del 7,5% su base annua. Il dato rimane in linea con le aspettative e segna un leggero incremento rispetto al 7,4% del mese scorso.
Se escludiamo invece energia, alimenti e alcool osservando l’indice dei prezzi core, i prezzi crescono comunque del 3,5% su base annuale. Preannunciando possibili nuovi episodi di instabilità economica, il presidente Draghi ha parlato difronte al Parlamento europeo di profondi cambiamenti nel futuro dell’assetto europeo; abolizione del veto per gli stati membri, riforma dei trattati, uso del debito comune per aiutare i Paesi dell’Unione. Aumentano in questo contesto le pressioni politiche affinché la BCE innalzi i tassi di interesse già nel meeting di giugno per evitare che l’inflazione si discosti ulteriormente dal target del 2%.
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