Il nuovo Governo non ha ancora ricevuto il passaggio di consegne che già pende sul nuovo esecutivo la minaccia dell’agenzia di rating Moody’s.
Giorgia Meloni avrà come previsto un ridotto margine di autonomia; il nuovo governo rischia il declassamento del merito creditizio.
Moody’s, una delle più importanti agenzie internazionali di rating che valutano la solvibilità delle emissioni obbligazionarie e quindi la solvibilità del creditore può determinare la capacità di finanziamento dello Stato italiano. Massima attenzione per questo ai BTP e allo spread BTP Bund che possono infiammarsi all’avvertimento lanciato dall’agenzia di rating.
Mentre l’inflazione ha raggiunto l’8,9% a settembre, spinta dai rincari dei beni energetici e alle strozzature dell’offerta e contestualmente l’Ue rimane esposta alla guerra commerciale Moody’s minaccia il downgrade sui titoli di Stato nuovo governo non rispetterà i dettami del PNRR.
“Declasseremmo i rating dell’Italia se dovessimo assistere a un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese.”
Moody’s ha un rating Baa3 negativo sull’Italia, il che significa che un ulteriore svalutazione del livello qualitativo il superamento della soglia “investment grade”, facendo piombare il merito dei BTP e degli altri titoli di Stato nella categoria dei titoli spazzatura.
La paura del downgrade ha fatto impennare ieri i tassi dei BTP a 19 anni di 30 punti base, con maggiore balzo giornaliero dei rendimenti dall’inizio della pandemia, ovvero dal marzo del 2020. I tassi dei BTP sono saliti al 4,48%.
Contestualmente con l’inflazione tedesca che tocca il 10% nel mese di settembre, la BCE sarà costretta a intervenire nelle prossime riunioni, incrementando ulteriormente i tassi con indirette ripercussioni sul rendimento dei Btp. Nei prossimi mesi questi scontano l’atteggiamento più aggressivo e la tensione per le prossime manovre del nuovo governo.
I rendimenti dei titoli di Stato continuano a crescere in patria e oltreoceano; il Treasury a 10 anni ha superato la soglia record del 4%, il Bund è oltre il 2% e il Btp al 4,5%. Il contesto rimane ancorato per il momento alle stime contenute nel Def. Queste parlano di una crescita maggiore di quella prevista, nei primi sei mesi dell’anno, e di una lieve flessione, da luglio a dicembre.
Avremo quindi con il quarto trimestre ulteriori spunti ribassisti sulle quotazioni dei BTP. Le previsioni di crescita per il 2023 appaiono invece decisamente ridimensionate; la crescita è ora stimata allo 0,6%. Questo potrà dare ai titoli di Stato italiani il primato insieme ai titoli greci dei rendimenti tra i più elevati in Europa.
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