Nel mese di maggio l’inflazione dell’area euro ha raggiunto un nuovo record. La reazione degli investitori sui titoli di Stato come i Btp decennali è stata inevitabile. Ecco lo scenario secondo Bankitalia.
L’indice dei prezzi al consumo ha raggiunto un incremento su base annua pari 8,1%. A questo si aggiunge un nuovo motivo di preoccupazione per i prezzi dell’energia.
Il balzo decisamente superiore alla crescita attesa, pari a +7,7% ha superato il dato precedente pari al 7,4%. Quali saranno gli effetti sull’economia lo scopriremo in questi mesi. Intanto l’Europa ha deciso di procedere all’embargo sul petrolio russo riconfermando quelli che sono i timori sul futuro dell’economia dall’area euro.
I tassi sui BTP decennali sono saliti oltre la soglia del 3%, fino al 3,08%, mentre lo spread con il Bund è tornato ai massimi intorno a quota 200 punti base. La situazione sembra compromessa al punto tale che si discute sulla sostenibilità del debito italiano; timori sull’economia e sul debito sono state espresse oggi anche da Ignazio Visco, governatore di Bankitalia che ha evidenziato l’impossibilità di correggere gli effetti della guerra commerciale con la Russia sull’economia.
“L’economia italiana è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas, per la quota elevata di importazioni dalla Russia e per la rilevanza dell’industria manifatturiera, che ne fa ampio uso.”
Il prolungamento del conflitto in Ucraina può sfociare in un’interruzione nelle forniture di gas dalla Russia. L’accelerazione dell’inflazione è particolarmente legata alle materie prime e non ha risparmiato oltre l’Italia, Francia e Spagna. Il dato italiano è un record a rialzo che non si vedeva dal 1986; con questi numeri il rialzo dei tassi di interesse a luglio è un arma a doppio taglio che non rimette al centro i consumi con effetti depressivi che proseguiranno sul medio periodo.
Secondo Visco “l’aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese. L’intervento pubblico nell’economia può ridistribuire gli effetti ma non può annullarne l’impatto d’insieme. L’unica variabile che diminuisce a beneficio dell’economia italiana è la stima sul rapporto fra debito e Pil italiano, che continuerà a scendere in Italia sia quest’anno, sia il prossimo.
In tutto questo l’Italia deve procedere con cautela muovendosi con interventi mirati entro i ridotti margini a disposizione. L’aumento del differenziale e del costo del debito pubblico resta un elemento di vulnerabilità. Al momento il rischio concreto è quello di una stagflazione; a far salire il dato sui prezzi al consumo sono soprattutto oltre ai prezzi energetici anche quelli alimentari. L’incremento su base annua sono stati rispettivamente del 39,2% e del 7,5%, mentre ad aprile lo stesso dato è stato pari a +37,5% e +6,3%.
Le cose potrebbero cambiare l’anno prossimo per via della diversificazione delle fonti di energia e l’aumento dell’offerta in un contesto di rallentamento della domanda. Il rischio, in questo contesto, è che il nuovo rialzo dei tassi che venga portato avanti in modo più aggressivo. L’aspettativa è un rialzo dei tassi da parte della Bce di 110 punti base entro la fine dell’anno, con una probabilità pari al 30% di una stretta aggiuntiva di 25 punti base oltre quella di luglio.
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