BTP con rendimenti pazzeschi e le varie allocazioni anche a 10, 20 e 30 anni. Resta il rischio di credito delle obbligazioni europee che non si limita all’aumento dei prezzi ma alla possibilità che anche gli interventi per ridurre l’inflazione rallentino comunque la crescita economica.
Una potenziale recessione nei prossimi anni è scontata sull’appiattimento della curva dei rendimenti dei Titoli di Stato Usa ed europei.
Per quanto riguarda l’Italia il Tesoro ha allocato Btp per 8 miliardi di euro esaurendo completamente l’offerta prevista. Nel dettaglio, è stato allocato il Btp triennale con scadenza 15 agosto 2025 per un ammontare pari a 3,75 mld di euro. Il rendimento aumentato di 75 punti base è pari al 1,32%. Tra gli altri Btp allocati quelli a 7 e 10 anni con rendimenti che per entrambi arrivano al 2,04%
Tra le altre scadenze, il Btp a 20 e 30 anni in un rendimento rispettivo del 2,69 e 2,89%.
Gli interventi di politica monetaria prenderanno questa settimana in considerazione la crescita dell’inflazione. Il dato più importante in questo senso è la pubblicazione dei prezzi della Spagna che confermano il trend rialzista e l’inflazione annuale al 9,8%. Segna un record anche il Regno Unito dove a marzo l’indice dei prezzi al consumo è salito al massimo di 30 anni toccando +7%. Stando alle stime definitive l’inflazione tedesca è pari al 7,3% mentre il sentiment sull’economia del Paese continua a crollare.
Si attende in questo contesto il dato di venerdì sull’inflazione italiana, prevista al 6,7%, mentre IPCA, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo dell’Eurozona dovrebbe raggiungere il 7,5%. Si accumulano in questo scenario le tensioni sul fatto che la BCE domani in riunione a Francoforte possa agire in modo piuttosto aggressivo. Con l’inflazione ancora in aumento, il rischio rimane che i tassi salgano prima e di più di quanto il mercato abbia fin ora preventivato.
Ma cosa significa questo per gli investitori obbligazionari? Probabilmente un aumento dei rendimenti sul breve termine date le ricadute negative sull’economia. Dati i rischi a cui sono esposte le finanze pubbliche, in particolar modo quelle italiane è consigliabile detenere una posizione con una duration breve nell’obbligazionario europeo. Secondo le stime fatte da JP Morgan gli investimenti aperti sui titoli di Stato, a livello globale, sono pari al 18%, segnando il livello più basso dal 2008. I flussi di capitale in uscita dai titoli obbligazionari dovrebbero comunque rientrare statisticamente entro un trimestre.
Negli ultimi tre mesi l’indice di riferimento europeo Stoxx 600 ha concluso il primo trimestre del 2022 in perdita del 5,8%. Segna così la peggiore performance trimestrale dal crollo del 2020 a causa della diffusione in Europa del covid.
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