L’impennata dei rendimenti obbligazionari a livello globale, ha portato come risultato una sensibilità per i Titoli di Stato dell’eurozona e in particolare dei BTP italiani.
La mancanza di chiarezza della settimana scorsa da parte della Bce su come gestirà l’aumento degli spread, ha portato il Btp a 10 anni toccare la soglia del 4% di rendimento per la prima volta da gennaio 2014.
L’aspettativa data l’assenza di novità positive è la prosecuzione degli aumenti degli interessi di titoli di Stato affiancati dal calo dell’azionario. Il Dow Jones chiude con una perdita settimanale di oltre il 4,5% e il Titolo di Stato Usa a 2 anni ha toccato il livello più alto dal 2008.
Questa settimana ci sarà la pubblicazione dei dati sull’inflazione nell’area euro. Questi giorni, perciò, scontano l’aspettativa negativa sul dato e sul futuro della tenuta dei conti pubblici dei debiti sovrani. La nuova politica monetaria restrittiva collide con gli stimoli fiscali passati, una mancanza di tempismo che non può che far pensare a nuove turbolenze in arrivo.
Rischio stagflazione e rendimento BTP cresciuto di 24 punti base
Per l’Italia è cresciuto il rischio stagflazione, in questi giorni il rendimento del BTP a 10 anni dell’Italia è aumentato di 24 punti base spingendosi fino al 4,005%, con spread Btp/Bund in area 240 pb. C’è preoccupazione soprattutto per le grandi società tedesche quotate in borsa; dal 2022 il rendimento corretto per l’inflazione è risultato il peggiore tra le sei maggiori economie globali.
L’invasione russa dell’Ucraina e i conseguenti costi economici hanno particolarmente penalizzato il Paese. In Italia, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,9% a maggio su base mensile e del 6,9% su base annua, a causa principalmente della componente energetica. In Germania, il dato annuale è stato invece pari 7,9% annuo segnando il livello più alto dal 1973.