Il primo trimestre del 2022 è stato un anno record per le obbligazioni, con forti svalutazioni e incrementi degli interessi sopratutto sui titoli di Stato.
A destabilizzare i mercati obbligazionari sono i dati sull’inflazione negli USA e nell’Eurozona. L’aumento dei prezzi non ha ancora toccato il suo apice, continuando a sorprendere al rialzo governi e consumatori.
In questo contesto le banche centrali aumentano la pressione sul sentiment degli investitori per un futuro aumento dei tassi di interesse. Questo influisce negativamente sui prezzi delle obbligazioni, già colpite duramente dalle incertezze dell’instabilità internazionale.
Nel contesto ancor più complicato della guerra in Ucraina la Fed ha già alzando i tassi allo 0,5% con una previsione di altri tre rialzi nel corso dell’anno. In Europa, la situazione è analoga ma si attende un momento di distensione nella guerra commerciale per evitare che questo pesi in maniera eccessiva sulla crescita economica.
Tempesta sui Titoli di Stato: ecco le intenzioni di investimento secondo il sondaggio di Bank of America
Dal sondaggio mensile tra money manager globali emerge che il 18% acquisterebbe entro giugno titoli italiani solo se il differenziale andasse sopra 220 e il 21% oltre 250, il 31% non lo farebbe per ora. Il sondaggio è stato condotto dalla Bank of America interpellando 54 gestori di fondi in tutto il mondo. Una parte di essi è stata interrogata rispetto al sentiment sui Btp e le proprie intenzioni di investimento. Al momento Soltanto l’8% acquisterebbe Btp con lo spread a 190.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, BofA osserva un aumento dei timori per una frenata dell’economia, con gli investitori ora lunghi di Bund. Secondo quanto emerge dal so BofA osserva un aumento dei timori per una frenata dell’economia, con ndaggio in questo senso tra le cause rilevate anche la Cina. Il 13% degli intervistati, infatti, considera la frenata della Cina come possibile fattore di rischio, preceduto dal 62% che si concentra sull’effetto dell’aumento dei tassi di interesse.
Un esempio degli effetti dell’aumento dei tassi sui BTp; come gestire il portafoglio
Per quanto riguarda l’eurozona, l’avvio dell’aumento dei tassi dovrebbe comunque avvenire entro luglio; in questo scenario il titolo di Stato italiano più volatile è anche quello più longevo; Per avere un esempio basti considerare il BTp a 50 anni. Questi titoli a lunghissima scadenza sono anche i più sensibili alle variazioni dei tassi di mercato.
Questa sensibilità non dipende soltanto dalla vita residua di un titolo, ma anche dalla distribuzione nel tempo dei pagamenti sotto forma di cedola. Più ravvicinati sono i flussi di cassa minore è il rischio per l’investitore.
Nello specifico il Btp a 50 anni (ISIN IT0005441883) ha una scadenza al 1° marzo 2072 e offre una cedola lorda semestrale del 2,15% con un rendimento netto del 3,16%. Se da un lato la guerra spinge gli investitori alla ricerca di beni rifugio dall’altro sono tanti quelli che vedono svalutato il proprio investimento dal crollo del prezzo e dall’erosione sul profitto dell’inflazione.
Lo spread Btp Bund è oggi intorno ai 190 punti base e da questo punto di vista sarebbe molto preoccupante una risalita sopra quota 200. Nonostante questo, per gli investitori l’unico modo di ottenere rendimenti positivi sicuri è ulteriore aumento del differenziale e contestualmente della cedola o una riduzione rapida dell’inflazione. Prima della pandemia, nei periodi non di tensione specifiche sull’Italia il Btp a 50 anni rendeva all’incirca il 3,5%. Questo titolo di Stato sconta quindi in contemporanea le incertezze attuali e le ricadute a lungo termine sui conti pubblici.
Titoli di Stato, obbligazioni e duration
Un indicatore sintetico per misurarlo è la durata media finanziaria detta duration; è calcolata come la media delle scadenze dei flussi, ponderata con il valore attuale dei flussi. Essa permette di misurare la variazione del prezzo di una obbligazione a seguito della variazione dei tassi di interesse di mercato. Questa variabile è fondamentale nella gestione degli investimenti obbligazionari, soprattutto di quelli a più lungo termine.
Per avere un esempio dei rischi, su un titolo di Stato a trent’anni una crescita di due punti percentuali dei tassi può comportare su perdite dell’ordine del 40%. Visto che la duration di un’obbligazione si allunga con l’aumentare della scadenza e si accorcia con il crescere del tasso di rendimento cedolare e del rendimento a scadenza. In definitiva ridurre la per moderare l’esposizione al rischio di un aumento dei tassi è sufficiente ridurre la duration del proprio portafoglio.