Ha davvero senso bloccare i propri risparmi per un anno intero quando esiste un titolo di Stato che offre quasi lo stesso rendimento ma scade in meno di sei mesi?
Gianmarco, investitore prudente, si è trovato davanti a un confronto interessante tra un BOT e un BTP. Due strumenti simili sulla carta, ma con caratteristiche che raccontano due storie molto diverse. La vera domanda che si è posto è: perché attendere di più per guadagnare lo stesso?

Gianmarco aveva messo da parte 100.000 euro da investire in modo sicuro, magari su un titolo di Stato. In quel momento, le opzioni sul tavolo erano due: un BOT annuale con scadenza aprile 2026 e un BTP in scadenza a settembre 2025. A colpirlo non è stato solo il rendimento, ma la differenza temporale: il BOT richiede sette mesi in più di attesa per un guadagno quasi identico.
Quando il tempo diventa una variabile strategica
Molto spesso ci si concentra solo sul rendimento, ma Gianmarco ha capito che anche la durata dell’investimento gioca un ruolo decisivo. A parità (quasi) di guadagno, dover attendere diversi mesi in più può significare perdere opportunità, specie in un mercato in continua evoluzione. In un contesto di incertezza economica, avere la possibilità di recuperare il proprio capitale prima può fare la differenza tra cogliere al volo una nuova occasione o restare immobili. Il tempo, quindi, non è solo un dettaglio: è una vera e propria leva finanziaria che incide sulla gestione dei propri risparmi. In questo confronto tra BOT e BTP, il fattore temporale ha cambiato le carte in tavola, spingendo Gianmarco a rivedere ciò che credeva scontato.

Il BOT, scadenza aprile 2026, codice ISIN IT0005645509, offre un rendimento netto dell’1,696%. Significa che dopo un anno esatto, Gianmarco incasserebbe 1.696 euro netti. Nessuna cedola, nessun pagamento intermedio: tutto arriva alla scadenza. Ma il punto è proprio questo: l’intero importo resta fermo per 365 giorni. E mentre il capitale è bloccato, le condizioni del mercato potrebbero cambiare.
Il BTP Tf 3,6% St25 Eur, invece, è un titolo a cedola fissa, con scadenza a settembre 2025, quindi ben prima del BOT. Il suo rendimento netto a scadenza è dell’1,67%, solo leggermente inferiore. La differenza? La durata molto più breve e la presenza di cedole che restituiscono liquidità durante il periodo.
Il prezzo di acquisto è 100,617, quindi poco sopra la pari, e Gianmarco deve considerare anche il rateo netto, pari a 0,23111. Ma anche sommando tutto, il ritorno finale sul suo investimento rimane molto vicino a quello del BOT, con un vantaggio pratico: i soldi rientrano prima, e con un flusso più distribuito.
C’è poi un elemento in più: la duration modificata del BTP è di 0,43, il che lo rende poco sensibile alle oscillazioni dei tassi. In una fase in cui la BCE potrebbe cambiare rotta rapidamente, questa caratteristica dà a Gianmarco un senso di maggiore stabilità.
Alla fine, la domanda diventa quasi ovvia: se puoi ottenere lo stesso rendimento in meno tempo e con più flessibilità, perché aspettare?