Apertura debole, leggeri cali per le borse europee: le due banche centrali segnano una giornata storica con direzioni opposte
Le principali borse europee aprono la seduta odierna in segno negativo, risentendo di un clima ancora incerto che aleggia sui mercati internazionali. A Milano, il FTSE MIB segna un calo di -0,25% zavorrato dalle performance deboli del settore bancario e industriale. Anche le altre piazze europee, tra cui Francoforte e Parigi, registrano ribassi significativi, mentre gli operatori si interrogano sulle prossime mosse delle banche centrali, in particolare la Federal Reserve (Fed) e la Banca Centrale Europea (BCE).
Gli indici dei mercati finanziari europei di oggi 27 gennaio 2025 si presentano così:
- FTSE MIB (Milano): -0,25%
- DAX (Francoforte): -0,9%
- CAC 40 (Parigi): -0,01%
- IBEX 35 (Madrid): -0,75%
- FTSE 100 (Londra): -0,26%
In scia alla minaccia da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di dazi commerciali al 25% sulla Colombia, i mercati avevano risposto con paura, ma l’allarme poi è rientrato perché la Casa Bianca ha dichiarato che la nazione sudamericana ha accettato le condizioni del Presidente per quanto riguarda il rimpatrio degli immigrati illegali. Le sanzioni sospese vanno a creare questo clima ancora più incerto, che come dichiariamo da giorni, sarà protagonista dei prossimi mesi, per via delle dichiarazioni trumpiane.
La giornata insomma si preannuncia densa di interrogativi. A rafforzare l’incertezza su più fronti è anche la divergenza delle prospettive tra le due istituzioni monetarie, che stanno adottando strategie diverse per affrontare il contesto economico globale. Da tradizione storica, la BCE ha sempre seguito di riflesso le decisioni FED, agganciandosi alle politiche monetarie statunitensi, ma in questo momento storico essendosi delineati due panorami completamente differenti, i due attori protagonisti hanno scelto di perseguire strade differenti, andando a incidere su un equilibrio storico al quale ormai eravamo abituati.
Questa divergenza potrebbe avere implicazioni profonde per i mercati azionari, obbligazionari e valutari. Sul listino milanese inoltre si fa attenzione anche a Mediobanca il cui cda si riunirà domani, 28 gennaio, per discutere dell’offerta di Banca Mps. Alberto Nagel, il ceo, ha inviato una lettera a tutti i suoi dipendenti affermando che l’offerta non è stata concordata.
La BCE non segue la FED: una svolta espansiva?
La BCE sembra pronta a inaugurare un ciclo espansivo, con un possibile taglio dei tassi di interesse già nel 2025. In tutto questo marasma, la credibilità dell’UE negli ultimi mesi è scesa molto, ma il messaggio sembra esser chiaro: c’è ancora da credere nell’Unione e non disperare. Gli analisti prevedono che il livello terminale potrebbe attestarsi intorno all’1,75%, segnando un cambio di rotta significativo rispetto agli ultimi anni. Questa decisione è dettata dalla necessità di sostenere la crescita economica nell’Eurozona e di mantenere l’inflazione sotto controllo, un compito che si è rivelato particolarmente arduo in un contesto di elevata volatilità economica come quello attuale.
La novità più rilevante in assoluto per gli investitori è rappresentata dalla possibilità che la BCE tagli i tassi prima della Fed, rompendo questa tradizione storica alla quale facevamo riferimento poco fa. Tassi di interesse più bassi potrebbero rappresentare un’opportunità per i mercati azionari europei, rendendo le azioni più attraenti rispetto alle obbligazioni e facilitando gli investimenti: anche per noi italiani potrebbe esserci una reazione in positivo, con persone più spronate a riattivare un economia molto rallentata.
Settori come quello industriale e bancario potrebbero beneficiare del miglior accesso al credito, contribuendo così a una maggiore solidità economica. Tuttavia, non mancano i rischi: infatti una politica espansiva troppo aggressiva potrebbe alimentare instabilità sui mercati, specie se l’inflazione dovesse sfuggire al controllo.
Federal Reserve: stabilità e incertezza
Dall’altra parte dell’Atlantico, la Fed sembra orientata verso un approccio più cauto. Nonostante le pressioni politiche e i segnali contrastanti provenienti dall’economia statunitense, i tassi di interesse potrebbero rimanere invariati per il momento. I recenti dati sui Nonfarm Payrolls hanno evidenziato una moderazione della crescita occupazionale, mentre l’inflazione sembra stabilizzarsi su livelli accettabili rispetto a quel che era il prospetto di inizio anno.
La divergenza strategica tra Fed e BCE potrebbe generare a sua volta movimenti significativi: c’è da considerare ad esempio che un dollaro più forte rispetto all’euro potrebbe penalizzare le esportazioni europee, mentre i capitali internazionali potrebbero spostarsi verso mercati ritenuti più sicuri.
Gli investitori devono tenere ben a mente che nel breve termine i trader potrebbero mostrare maggiore interesse verso le azioni europee, spinte dall’ottimismo legato ai tagli dei tassi della BCE. Storicamente, infatti, i mercati azionari europei hanno sempre beneficiato di politiche monetarie espansive. Tuttavia, questa dinamica potrebbe essere messa in discussione dalla volatilità economica globale, che potrebbe portare a fronteggiare margini di profitto più ristretti in un contesto di rallentamento economico.
Sul fronte statunitense, la stabilità dei tassi potrebbe inoltre portare a una maggiore attrattività delle obbligazioni rispetto alle azioni. Ciò aumenterebbe anche il rischio di una divergenza troppo ampia tra le due economie, USA e UE, con effetti imprevedibili. Gli investitori dovranno quindi muoversi con cautela, bilanciando le opportunità offerte dalle diverse politiche monetarie: le decisioni della Fed e della BCE saranno determinanti per l’andamento dei mercati finanziari globali nei prossimi mesi.