I dazi protagonisti di un’apertura incerta sulle borse europee del 12 febbraio 2025: ecco come il cigno nero potrebbe sorgere e i relativi rischi per aziende e mercati
Anche la giornata di oggi 12 febbraio 2025 si apre con un clima di incertezza sui mercati finanziari, influenzati da diversi fattori internazionali. Gli indici di riferimento delle aperture delle borse di oggi sono:
Le tensioni geopolitiche, l’andamento delle politiche monetarie delle principali banche centrali e i recenti dati macroeconomici continuano a esercitare pressione sugli investitori, è innegabile.
A questo si aggiungono le preoccupazioni per le turbolenze nel settore tecnologico e per le ripercussioni delle politiche commerciali globali, che potrebbero condizionare l’andamento delle piazze finanziarie. Sembra anche eccessivo ripeterlo, ma la questione dazi continua a portare scompensi sui mercati globali e di riflesso anche per le borse europee.
I principali indici di Borsa Italiana e delle piazze finanziarie europee seguono la chiusura contrastata di ieri di Wall Street. L’euro ha superato la soglia di 1,035 dollari. Tra i titoli da monitorare, BancoBPM ha aggiornato il piano industriale al 2027 e ha fornito indicazioni positive sull’utile netto del 2025. Attenzione anche a Iveco Group, che resta protagonista dopo il recente rally. A spaventare di più gli investitori sono i dazi che man a mano si attivano dagli USA all’estero e viceversa. Vediamo nel dettaglio quali sono i rischi sui mercati finanziari e per tutto il sistema bancario.
Le tensioni commerciali legate all’imposizione dei dazi, come ribadiamo ormai da giorni, stanno creando incertezze che si riflettono sull’andamento dei mercati. L’aumento delle tariffe doganali non è solo una questione politica, ma ha conseguenze dirette sulle aziende e sugli istituti finanziari, e di conseguenza anche sugli attori investitori. Per molte imprese, i dazi comportano un aumento dei costi operativi, specialmente per quelle che dipendono dall’importazione di materie prime o componenti essenziali alla produzione.
Tutto ciò si traduce in una riduzione della competitività e in un potenziale calo della domanda, poiché i prodotti diventano più costosi per i consumatori finali, creando una sorta di congelamento anche per settori che prima dei dazi portavano buoni risultati. Non solo. La pressione finanziaria che ne deriva può far emergere problemi di bilancio che fino a quel momento erano rimasti nascosti.
Ma cosa significa ciò? In sostanza, se si pensa a tutte quelle aziende che erano già in difficoltà ma che riuscivano ancora a mascherare bene, ora con i dazi potrebbero trovarsi costrette a ricorrere a un indebitamento eccessivo per fronteggiare l’aumento dei costi, riducendo così la propria liquidità e mettendo a rischio la loro sostenibilità economica. In alcuni casi, infatti, il peso delle tariffe aggiuntive può rendere insostenibile la gestione dell’attività, portando a ristrutturazioni aziendali interne, con consequenziali licenziamenti o, nei casi più estremi, al fallimento dell’attività.
Anche il settore bancario può subire ripercussioni negative a causa delle dinamiche legate ai dazi. Le banche, infatti, sono direttamente esposte alle difficoltà delle imprese attraverso i finanziamenti concessi, se le aziende dovessero andare in difficoltà, di riflesso si ripercuoterebbe anche sugli istituti bancari.
Facendo un esempio concreto, se un numero crescente di aziende iniziasse a registrare difficoltà nel ripagare i propri debiti, il rischio di insolvenza si estenderebbe agli istituti di credito che gli avevano prestato denaro. Questo scenario può portare a un aumento della prudenza da parte delle banche nel concedere nuovi prestiti, riducendo così anche la circolazione del credito e rallentando ulteriormente l’economia.
Un sistema bancario sotto pressione può generare instabilità sistemica, con conseguenze che si ripercuotono sull’intero comparto finanziario. In situazioni estreme, il fallimento di aziende particolarmente esposte ai dazi potrebbe trascinare con sé anche banche già fragili, creando un effetto domino che alimenterebbe ulteriore incertezza nei mercati.
L’inasprimento delle tensioni commerciali globali, dunque, non rappresenta soltanto un rischio per il settore industriale, ma anche per la stabilità finanziaria nel suo complesso, per questo è importante anche per gli investitori tenere a mente tutte le dinamiche per indirizzare meglio le strategie. La reazione dei mercati nei prossimi mesi dipenderà da come governi e istituzioni finanziarie sapranno gestire gli effetti collaterali di queste misure protezionistiche, trovando un equilibrio.
Negli ultimi giorni, i mercati azionari hanno vissuto una fase di forte volatilità, con investitori…
Assegno Unico 2025, le risposte di cui si ha bisogno per muoversi in questo ambito…
I tassi d'interesse in Europa stanno finalmente calando, dando una boccata d'ossigeno a chi sogna…
Non sempre la correlazione tra Borsa e Oro è inversa: a volte si muovono di…
Investire in obbligazioni: una frontiera da esplorare ma solo una volta conosciute tutte le differenze…
Ci sono novità in tema di separazione tra coniugi. Obiettivo è tutelare chi vuole imbrogliare…