L’aumento dei prezzi dei pomodori sarà circa del +15% nel corso di questa estate, ma si tratta di un fenomeno che ha motivi ben precisi e che si lega anche ad una generale incapacità di prevedere, e dunque contrastare, la crisi ambientale e alimentare.
Nel corso delle ultime settimane e mesi tutti i cittadini italiani hanno dovuto fronteggiare il problema degli aumenti dei costi nei più svariati ambiti. Benzina, bollette, alimentari e tanti altri beni di importanza non secondaria hanno subito dei forti rialzi dei prezzi – e la tendenza non sembra volersi arrestare.
Pensiamo ad esempio ai pomodori, ovvero un tipo di alimento che conosciamo tutti e che viene utilizzato in una infinità di ricette, note e meno note. Piacciono a tutti per via del gusto e della loro duttilità di utilizzo. Classificati come verdura, sono infatti spesso nella lista di ingredienti per cucinare piatti saporiti e adatti a tutte le stagioni.
Il problema dei pomodori è dunque tutto economico. I prezzi sono saliti in modo considerevole e ciò già ci lascia intuire che la campagna di raccolta dei pomodori 2022 non potrà dare luogo ad una buona annata.
Le famiglie sono costrette a fare sempre più salti mortali per far quadrare il proprio bilancio e, se è vero che nelle scorse settimane abbiamo assistito ad una serie di incontri per giungere ad una sorta di stabilizzazione del prezzo per il prodotto pomodoro, i risultati sono stati ben poco soddisfacenti. Vediamo i dettagli.
In effetti trovare un equilibrio nei prezzi pomodoro pare davvero una missione molto ardua. Pesano infatti questioni ancora più spinose come la siccità e il caldo record di queste settimane, che hanno arrecato danni alla produzione, abbassandone così la qualità.
Di questa complessa problematica è vittima di fatto non solo la clientela, ma anche tutta la filiera produttiva. Interpellato sull’argomento è stato lo stesso presidente della Federazione nazionale pomodoro da industria di Confagricoltura, Massimo Passanti, ad usare parole sintetiche ma assai chiarificatrici del quadro che stiamo vivendo: “Abbiamo speso di più producendo meno“.
In sostanza, pagano questa crisi i produttori insieme ai clienti finali, e ciò al di là del ben distinto problema dei prezzi ‘gonfiati’. C’è un oggettivo problema di contenimento dei costi, in quanto le catene produttive sono costrette ad alzare i prezzi pomodoro per compensare le conseguenze negative scaturite dalla siccità.
Per comprendere le effettive ragioni di chi produce, c’è una considerazione pratica da fare. Il caldo estremo di questi giorni combinato alla totale assenza di precipitazioni ha condotto alla necessità di irrigare di più i campi. Come in una sorta di reazione a catena, sono così cresciuti i prezzi e i consumi ma, al contempo, è calata la produzione, con una resa inferiore del 10%. Di ciò fanno tutti le spese, produttori e consumatori.
Non solo siccità tra gli elementi che hanno portato alla menzionata situazione e ai costi aumentati dei pomodori. Infatti, non bisogna dimenticare la mancanza di manodopera. Evidente a tutti, e spesso segnalata dalle notizie di cronaca: la crisi dei lavori stagionali persiste in questi mesi, in considerazione di chi preferisce tenersi il RdC e di chi magari frenato dal troppo caldo, non intende dare il suo contributo nella produzione e raccolta pomodori.
Senza contare che a mancare sono anche i lavoratori specializzati e quelle figure con le competenze tecniche adatte, le quali con una ricerca per lavoro stagionale raramente si trovano o si trovano ma non nella misura desiderata.
Insomma il quadro è piuttosto chiaro. Alla luce di più elementi il prezzo dei pomodori sale e sarà destinato a salire e, al contempo, bisognerà non scommettere sulla qualità dei prodotti messi sul mercato. Infatti i raccolti potrebbero essere in buona parte danneggiati proprio dalle condizioni climatiche di questa a dir poco torrida estate.
Ecco dunque la tempesta perfetta: minore produzione, aumento del prezzo e minore qualità. Per i produttori e consumatori non c’è scampo all’aumento del prezzo pomodori stimato sul +15%. D’altronde ciò si correla agli aumenti di altri beni alimentari e nei supermercati: non bastasse il resto, anche il costo dell’inflazione comincia ad essere davvero gravoso.
Infine potrà stupire un dato: quasi paradossale è il rapporto tra quest’anno e l’anno passato. Nel 2021 infatti le cose andarono molto bene per il settore, con il nostro paese a rappresentare il 15% di tutto il raccolto pomodori del pianeta, collocandosi al secondo posto globale e al primo nel nostro continente. Quest’anno la storia è del tutto diversa.
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