Il bonus prima casa 2022 è una interessante agevolazione che permette al beneficiario di godere di un significativo sconto in campo immobiliare. Ma bisogna comunque prestare attenzione ai requisiti necessari, altrimenti il rischio concreto è la perdita del beneficio con annessa sanzione delle Entrate.
I bonus e le agevolazioni sono stati in questi mesi un argomento caratterizzante l’azione di Governo, quanto meno finché è restato in piedi. Ne hanno beneficiato cittadini, famiglie, lavoratori ed imprese, rispettando le regole per la loro assegnazione e facendosi trovare pronti con la domanda ad hoc – laddove prevista per ottenere il contributo, la detrazione o quant’altro.
Ebbene, il bonus prima casa fa parte delle più note e interessanti agevolazioni previste dalle norme di legge vigenti. In sintesi, il bonus in oggetto è costituito da una serie di agevolazioni fiscali mirate a favorire la compravendita di immobili da adibire ad abitazione principale, ovvero a luogo di dimora nella propria vita privata.
Di seguito intendiamo considerare quelli che sono i casi di decadenza e revoca dell’agevolazione fiscale per l’acquisto dell’abitazione principale. Ciò perché se è vero che conseguire detti bonus certamente conviene, altrettanto vero che è preferibile evitare di incorrere in situazioni che portano a perdere il beneficio. Quando ciò accade? Facciamo un po’ di chiarezza a riguardo.
Bonus prima casa: le condizioni d’accesso
Prima di soffermarci sui casi di decadenza dal bonus prima casa, ricapitoliamo in sintesi in che cosa esso consiste. Di fatto tramite i bonus prima casa sono tagliate l’imposta di registro, se si acquista da un privato, e l’Iva, se si acquista da un’impresa. Non solo. Il beneficiario non paga l’imposta di bollo, i tributi speciali catastali e le tasse ipotecarie sugli atti assoggettati all’imposta di registro e quelli doverosi per compiere gli adempimenti agli uffici del catasto e presso i registri immobiliari.
Nessun dubbio a riguardo, i bonus prima casa sono agevolazioni che favoriscono chi compra un’abitazione principale e, in generale, scattano alle seguenti condizioni:
- il fabbricato acquistato fa parte di determinate categorie del catasto: A/2 (abitazioni di ambito civile); A/3 (abitazioni di tipo economico); A/4 (abitazioni di ambito popolare); A/5 (abitazioni di ambito ultra popolare); A/6 (abitazioni rurali); A/7 (villini); A/11 (abitazioni e alloggi tipici dei luoghi);
- l’immobile deve essere nel territorio del comune in cui l’acquirente ha già la propria residenza o si impegna a fissarla entro 18 mesi dall’acquisto, con un’espressa dichiarazione in tal senso contenuta all’interno del rogito;
- colui che compra l’immobile deve rispettare requisiti ad hoc, tra cui la non titolarità di un altro immobile nello stesso comune e la non titolarità in tutto il paese di diritti di proprietà; uso, usufrutto, abitazione o nuda proprietà, su un altro immobile comprato, sfruttando già le agevolazioni acquisto prima casa.
Attenzione però: il bonus prima casa invece non vale per l’acquisto di un’abitazione rientrante nelle categorie catastali A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (abitazioni in ville) e A/9 (castelli e palazzi di eminenti pregi artistici e storici).
Tuttavia, ricordiamo che a partire dal primo gennaio 2016 i benefici in oggetto sono assegnati anche all’acquirente già proprietario di un immobile comprato con le agevolazioni. Ciò a patto che l’abitazione già di proprietà sia venduta entro un anno dal nuovo acquisto.
I requisiti per il bonus prima casa possono essere persi nel corso del tempo
Dal punto di vista pratico, le agevolazioni fiscali per comprare l’abitazione principale – appunto il bonus prima casa che qui interessa – permettono di ottenere un consistente risparmio d’imposta, pari a parecchie migliaia di euro. Ciò tenuto conto del fatto che l’imposta di registro è solo del 2% e non del 9%. Mentre se si compra dal costruttore, l’Iva è scontata (dal 10 al 4%).
Ovviamente l’Amministrazione finanziaria vigila sul rispetto delle regole, proprio per evitare irregolarità e tagli alle tasse non giustificati dalle situazioni concrete. Insomma le verifiche delle Entrate non mancano di certo e riguardano la sussistenza dei requisiti necessari per conseguire, o per mantenere, il bonus prima casa – che rappresenta di fatto un notevole sconto per il contribuente.
Non tutti i requisiti rilevano subito, o meglio alcuni vanno ‘mantenuti’ nel corso del tempo e non solo in partenza per accedere all’agevolazione. Perdendoli infatti la conseguenza concreta sarebbe la revoca dai benefici già concessi alla data dell’acquisto dell’immobile. Proprio in questi casi l’Agenzia delle Entrate sarà tenuta a chiedere il pagamento della differenza d’imposta dovuta e farà anche valere le sanzioni previste dalla legge.
In quali casi concreti si perde il bonus prima casa?
A questo punto è lecito chiedersi quali sono i casi concreti, che possono condurre alla perdita del bonus prima casa. Eccoli in sintesi di seguito:
- non c’è in partenza almeno uno tra i requisiti visti sopra;
- emerge che il contribuente in sede di compravendita dell’immobile aveva reso dichiarazioni false per accaparrarsi bonus e abitazione;
- mancato trasferimento della residenza nel Comune in cui si trova l’immobile comprato con le agevolazioni, entro 18 mesi dalla data di acquisto;
- dal controllo dell’AdE emerge che l’immobile è di lusso e pertanto fuori dal perimetro di applicazione del bonus prima casa;
- vendita della prima casa acquistata con i benefici fiscali, prima che siano passati 5 anni dalla data di acquisto. Ciò tranne il caso in cui – entro il termine tassativo di un anno dalla vendita dell’immobile – l’interessato provveda ad acquistare un altro immobile da usare come prima casa o abitazione principale.
Concludendo, rimarchiamo che se ricorre uno di questi casi il bonus prima casa si perde e conseguentemente l’Amministrazione finanziaria revoca le agevolazioni fiscali, come detto attraverso il recupero della differenza d’imposta a suo tempo non versata e infliggendo sanzioni pari al 30% su questo ammontare.