La notizia del Bonus Natale da restituire non è piaciuta molto ai cittadini, ma per tanti non è una sorpresa. Fregatura o occasione di guadagno? C’è una soluzione inedita che non lo fa tornare al mittente!
Con grande rammarico la notizia sta spopolando, e la maggior parte dei cittadini si mostra incredula, ma alcuni “se lo sentivano” che presto anche questo vantaggioso beneficio sarebbe venuto meno. Perché il Bonus Natale è da restituire? La fragilità economica del momento causa temibili conseguenze in ambito sociale. Ciò che sembrava una “soluzione” diventa motivo di guai se non restituito. Senza dimenticare le sanzioni per chi non rispetta la normativa. Ma c’è chi non demorde e sa che può trattenere questo sostegno: ma solo in un modo.
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La notizia sta spiazzando alcuni, ma perché il bonus Natale è da restituire? La questione è legata a dei possibili errori commessi dai cittadini. A parlarne, è la stessa ADE, cioè l’Agenzia delle Entrate, che ci tiene a precisare che se non si rispetta la normativa legata alla Certificazione Unica, ecco che si incorre a delle conseguenza tragiche.
Appunto, si tratta di sanzioni di un certo peso, ma non solo problemi anche nella gestione della questione. Si può rimediare a possibili errori posti in essere? È il 13 febbraio 2025 che l’Agenzia si pronuncia in merito al fatto con un aggiornamento sulle istruzioni della CU per il 2025. Insomma, l’anno è costellato di novità inedite per la popolazione.
Ci sono nuovi criteri per la compilazione di una sezione specifica, il punto 726 dedicato ai “giorni lavoro dipendente” facente parte del gruppo “indennità tredicesima mensilità”, appunto il suddetto bonus. Qui, bisogna indicare il numero dei giorni di lavoro dipendente, per cui chi li dichiara ha avuto diritto nel periodo d’imposta del 2024, ad una detrazione. Si tratta di quella all’articolo 13 del TUIR.
Da qui, si calcola l’importo del bonus da percepire. La formula da rispettare era la divisione dell’importo di 100 euro in 365mi, per poi moltiplicare il risultato per i giorni di detrazione, come già detto. Così, si definisce il quantum che spetta. Ci potrebbero anche essere casi in cui si riportano giorni riguardanti altri rapporti di lavoro, ma anche qui, bisogna riportare le date con precisione.
Ma qual è la maggior novità legata agli errori commessi? Questa riguarda un’ipotesi più dettagliata, ma non impossibile.
Se c’è il Bonus Natale da restituire non bisogna disperarsi: c’è un modo per tenerlo!
I possibili errori riguardano l’incongruenza dei giorni riportati, e chi si ritrova nella situazione in questione, sta commettendo un grosso guaio. Ma di che incompatibilità si tratta? Con l’analisi di un caso concreto è possibile comprendere a che situazione si sta facendo riferimento, e com’è possibile che si sia commesso un danno del genere.
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L’ipotesi di un caso concreto è quello che fa al caso proprio per capire. Mettiamo il caso che un dipendente si trovasse nella situazione in cui il numero dei giorni riportati al punto 726 sia coincidente con quello presente nella sezione 6. Con essa si fa riferimento al “numero dei giorni per cui spettano le detrazioni”, cioè il lavoro dipendente.
Così, si deve compilare in maniera ben precisa l’annotazione, Codice AI. Questa equivale al riportare correttamente le informazioni legate al reddito e certificati, con data di inizio e termine per ciascun periodo di lavoro o di pensione.
Ma se ci sono errori? Bisogna intervenire, ma seguendo una procedura specifica.
Come correggere la Certificazione Unica? Con questo metodo non si sbaglia una virgola!
Come già detto, di errori nella compilazione della Certificazione Unica del 2025 ce ne possono essere eccome. Non si tratta solo di sviste, ma anche degli ultimi aggiornamenti che devono essere adempiuti in maniera opportuna. Dire che sia facile accogliere senza commettere errori le novità burocratiche in questione, sarebbe una bugia. Proprio per questo è possibile correggere, ma solo così.
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Ecco cosa fare in caso di errori alla compilazione della certificazione unica. Procedura, passo passo. Per prima cosa, è bene sapere che se entro 5 giorni ci si rende conto degli errori commessi nella compilazione inoltrata alla scadenza originale, se ne può inviare una seconda “correttiva”. In questo modo, non si incorre a sanzioni perché si tratterebbe di un errore identificato velocemente. Così, il sostituto d’imposta può inviare un nuovo documento, senza aver commesso alcuna penalità.
Ma se la correzione viene posta in essere entro 60 giorni dalla scadenza, c’è una sanzione di 33,33 euro per ogni CU sbagliata. Ancora, se si corregge dopo questa ulteriore scadenza, la sanzione sale a 100 euro, sempre per ogni CU sbagliata. Infine, ci sono errori ancora più comuni che molti nemmeno considerano tali. Quelli più semplici, dall’errato inserimento del codice fiscale del lavoratore o dei familiari a carico, fino al domicilio fiscale, o le detrazioni non indicate correttamente.