Contratti a breve termine, saltuari, e senza alcuna stabilità: bonus mamma anche alle precarie! Non ci sono cittadini di serie A e B, si interviene per aggiustare le falle del sistema.
Il mercato del lavoro italiano ha non poche falle, una di queste si esaurisce proprio laddove è più difficile la gestione. Si tratta della genitorialità, questa in alcuni casi è fortemente ostacolata da un sistema che non avvantaggia alcune lavoratrici, anzi sono sempre più in crisi. Ma il Governo ci ha ragionato su, e non importa se non ci sia un indeterminato, il Bonus mamma va anche alle precarie!
Notizia piacevole, ma che possiede tutte le premesse di un contesto poco felice. Diventare genitori dovrebbe essere una condizione naturale e quanto più possibile serena, ma ad oggi non è proprio così. Per molti il sogno c’è, ma rimane lì, irrealizzabile. Chi si imbarca in uno dei progetti di vita più importanti, se poi non ci sono le risorse per fronteggiare delle spese attualmente sempre più insostenibili?
Non è che non le si voglia porre in essere, ma come si fa quando il mondo del lavoro non gratifica e non dà certezze? Avere una posizione occupazionale stabile è fondamentale per diventare genitori, ma non tutti possono. Così, il Bonus mamma anche alle precarie diventa un’occasione da non perdere, soprattutto quell’ancora di salvataggio che permette anche a chi si trova in difficoltà di avere agevolazioni e sostegni economici di un certo peso.
Anche alle precarie i loro diritti: Bonus mamma, un’occasione da non perdere
La questione economica è molto delicata dato che non attiene solo a questa dimensione, poiché fa riferimento anche alla sfera del sociale. Sfuma in un ambito che se non attenzionato in maniera opportuna genera isolamento, umiliazione e penurie difficili da estirpare. Allora, le 6 sentenze sono un punto di partenza che potrebbe esaurire un esito più che vincente sul piano socio-economico.
Per questo si parla di battaglie per i propri diritti, e quello di essere madre è uno di questi. Che nel mercato del lavoro ci siano criticità e ostacoli non è una novità, ma nello specifico c’è una categoria di lavoratrici che più tra tutte devono rinunciare al sogno della genitorialità. O peggio diventano mamme, ma devono totalmente stravolgere la loro vita con occupazioni che non rientrano nella loro formazione. In poche parole, tutto pur di sopravvivere, ma allora, cos’è vivere la contemporaneità?
Le 6 sentenze battono il ferro sul diniego dei 250 euro mensili da percepire, e i quali ammontano a circa 3 mila euro l’anno. Non si tratta di spiccioli, ma di ricorsi che stanno svolgendosi in tutta Italia, dalle aule di Biella, Vercelli, Torino, fino a La Spezia e Catania. Insomma, da qui si evince l’uniformità del problema, è lo stesso per la soluzione?
Come ottenere il beneficio, conseguenze delle sentenze: parità di diritti fino in fondo!
Si parla di soluzione perché la meta è sempre più vicina: garantire il bonus anche a chi non ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Anche perché c’è da affermare la verità più importante: non averlo non dipende solo dalle lavoratrici in questione. Graduatorie, concorsi poco appetibili, e percorsi infiniti che sembrano non giungere mai a compimento. Queste le mosse del sindacato.
Chi se non le insegnanti precarie sono al centro della discussione? Ma non solo loro! L’ANIEF è il sindacato della categoria, il quale si sta battendo con gli artigli e con i denti per garantire i 250 euro mensili anche a loro. Si ribadisce che se alcune docenti non sono di ruolo, non è perché non ne abbiano le capacità. Ma tutto dipende da un sistema di reclutamento scolastico che avvantaggia alcune cattedre, e ne distrugge delle altre. È il caso di chi insegna Filosofia e Storia con la A-019. Docenti che hanno dovuto concorrere a prove difficili di un concorso con a disposizione solo 4 posti in alcune Regioni.
Appunto, un quadro critico, ma che evince la disillusione di chi ha il sogno di insegnare, ma non riesce. Da qui, si constata che le sentenze favorevoli per le donne lavoratrici precarie sono sempre di più. Il Bonus mamme introdotto dalla Legge di Bilancio del 2024 che prevede 250 euro mensili fino a 3 mila annui, dovrebbe essere garantito anche a loro. Dopo la sentenza promotrice della mamma di Lodi e il ricorso del Sindacato, si son ottenute altre posizioni favorevoli nei Tribunali del Lavoro sopracitati.
Nello specifico, dagli ultimi ricorsi il giudice ha espresso che la normativa nazionale che preclude solo a quelle a tempo determinato il bonus, va disapplicata, perché in netto contrasto con la clausola 4 dell’accordo quadro legato alla direttiva UE n. 1999/70/CE del Consiglio. Nella stessa sentenza si afferma che i lavoratori a tempo determinato, se trattati in modo meno favorevole rispetto a quelli di ruolo, è perché vi sussistono ragioni oggettive.
Il Presidente Nazionale dell’ANIEF, Marcello Pacifico, conferma il valore dei ricorsi per docenti, collaboratrici scolastiche e assistenti dei vari ruoli. Si attende il parere della Corte Costituzionale richiesto dal Tribunale di Milano. Il tutto in ragione del contrasto vigente tra la normativa europea e quella italiana. Si può sempre aderire al ricorso che è gratuito. Anche perché secondo le statistiche del rapporto ARAN, la maggior parte del personale scolastico è donna!
In virtù del principio di non discriminazione, significa trattare i lavoratori precari, che già soffrono una condizione di inferiorità economica, in maniera eguale anche sul fronte sociale. Per questo lo Stato Sociale italiano dedito al benessere cittadino dovrà reperire ancora più risorse per garantire l’estensione del beneficio. Se non accade? Si procede ancora con altri ricorsi!