Le bollette sono sempre più care. A soffrirne e ad aver bisogno di urgente supporto è la “filiera” della montagna.
Valeria Ghezzi, presidente Anef, ha dichiarato come il prezzo dell’energia sia addirittura sestuplicato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Una sfida che incalza e toglie il fiato. Le spese dilatano, le problematiche soffocano il settore industriale della montagna che equivale a 6,5 miliardi e 75mila posti di lavoro.
Il tempo stringe, le elezioni si avvicinano, ma soprattutto i rincari dell’energia continuano a falcidiare l’economia e la vita dell’industria della montagna. Questo il monito di Valeria Ghezzi, presidente di Anef, Associazione nazionale esercenti funiviari. La sua richiesta è quella che la questione energetica sia posta sulla prima pagina dei programmi elettorali.
Valeria Ghezzi, presidente Anef, ha proseguito dichiarando come il prezzo dell’energia sia addirittura sestuplicato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Un contesto che parla chiaro: l’energia occorrente all’alimentazione degli stabilimenti di risalita e dei macchinari di innevamento pianificato, a cui va sommato il gasolio adoperato dalle vetture battipista, rischia di divenire una spesa intollerabile.
Un prezzo così elevato da ledere il destino dell’intera filiera che pone le sue fondamenta sull’industria della neve. Nel discorso sono compresi alberghi, ristoranti, mezzi di trasporto, scuole di sci. Non sono poche le piccole imprese che sono a rischio chiusura.
Si prospetta un inverno di affanni e debiti. Da marzo 2020 (primo lockdown) il comparto non trova pace tra lavoro a singhiozzo e partenze illusorie.
La tanto attesa stagione invernale 2022 tradirà inaspettatamente tutte le aspettative. Il caro energia rappresenta il colpo di grazia sui conti di tante aziende del settore. Il rischio di costi più alti dei ricavi è quanto mai concreto.
L’insostenibilità delle spese è confermata da tanti esponenti del settore, si pensi a Marco Rocca, presidente di Mottolino Fun Mountain a Livigno, a Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia, alla stessa Valeria Ghezzi.
I bilanci in rosso non si faranno attendere. E non è nemmeno ipotizzabile un complessivo rovesciamento delle spese al fruitore finale. Perché sciatori, appassionati dello snowboard, etc., probabilmente non potranno sostenere exploit di costi in doppia cifra. Del resto, essendo un servizio non fondamentale, ribaltando le spese sui clienti a risentirne sarà l’affluenza.
Una strada da percorrere sarebbe quella di strutture come aziende energivore.
Le perplessità non si contano. I rincari incalzano. L’industria della montagna per sopravvivere necessita di spese affidabile e pianificazione. Solo così si potrà passare all’allestimento delle piste e all’inaugurazione vera e propria della stagione sciistica.
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