Una delle tante misure adottate dal Governo Draghi nelle fasi più difficili della pandemia. Risolvere difficoltà, nient’altro.
Immaginiamo quello alla casa come un diritto assolutamente da garantire ad ogni cittadino. L’immaginazione però si ferma presto perchè la realtà è di fatto tutt’altra cosa. Immaginiamo quindi le difficoltà di chi non riesce a trovar casa secondo le proprie esigenze e le proprie responsabilità ed allo stesso tempo le stesse difficoltà di chi magari è proprietario di una seconda casa che regolarmente mette in fitto per provare ad arrotondare il bilancio familiare. Attenzione però, è chiaro che possedere due case non sempre è sinonimo di assoluta ricchezza.
Una seconda casa la si può ricevere in eredità oppure in seguito alla estrema premura di un genitore che magari ha ben pensato di “regalare” al proprio figlio una sorta di assicurazione sulla vita, una rendita mensile oppure la possibilità di disinvestire ad un certo punto della propria vita per passare, magari, ad altro tipo di investimento. Il campo della teoria, delle buone intenzioni quindi è infinito, cosi come possiamo notare. La pratica, invece, è tutt’altro che agevole, in alcuni casi, anzi tutto diventa terribilmente complicato.
Governo Draghi, la misura tanto contestata in favore degli inquilini morosi
Sottolineiamo quindi la natura dell’intervento del Governo in merito al blocco degli sfratti nei mesi passati. Non si poteva, in pratica, cacciare di casa l’inquilino moroso considerando la crisi, considerando i periodo assolutamente negativo per il nostro paese e non solo, e di conseguenza si creava un problema non da poco al proprietario di casa, costretto a non “guadagnare” mensilmente attraverso il pigione di casa ottenuto, utile magari al pagamento del mutuo dello stesso immobile. Situazione assai spigolosa insomma.
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Il decreto Sostegni con la proroga sugli sfratti ha di fatto smosso le attività di numerosi tribunali, su tutti quelli di Savona e Trieste che hanno ipotizzato l’illegittimità della stessa misura. La Corte Costituzionale di conseguenza ha rigettato le richieste dei tribunali in questione considerato che lo stesso Governo ha gradualmente abbassato l’arco temporale di validità della misura, che di fatto scade il prossimo 31 dicembre. Confedilizia, in una nota, ha duramente commentato la sentenza della stessa Corte Costituzionale.
“C’era una volta il diritto di proprietà – si legge nella nota – potrebbe limitarsi a questa frase il commento alla sentenza con la quale la Corte costituzionale ha giudicato non fondata la questione di legittimità del blocco degli sfratti in atto da 582 giorni“.La situazione resta quindi accesa più che mai, preoccupazione e comprensione per entrambe le tipologie di cittadini coinvolti. Tutto molto complesso e di certo non semplice da gestire.