Chi ha inventato il Bitcoin? L’identità segreta di Satoshi Nakamoto

L’introduzione della tecnologia blockchain, il 31 ottobre 2008, segna l’inizio delle criptovalute. Ma le sue origini culturali e ideologiche risalgono addirittura al 1993.

bitcoin

Il Bitcoin, un valore digitale a metà tra un metallo prezioso e una valuta, rappresenta a oggi da solo circa il 60% del valore di mercato delle criptovalute. Fa a meno di istituzioni finanziarie e meccanismi centralizzati, è attualmente ancora piuttosto volatile, ma forse proprio per questo, grazie al sostegno delle comunità che aderiscono al progetto, è stato in grado negli ultimi 12 anni di sopravvivere e surclassare ogni aspettativa di popolarità e di prezzo.

Se al primo tasso di cambio del Bitcoin, risalente al 5 ottobre 2009, stabiliva un valore contro 1 dollaro pari a 1309 BTC, oggi di dollari ne occorrono 60.000 per avere un solo Bitcoin.

Nel 2021 il Bitcoin ha raggiunto una capitalizzazione di circa mille miliardi di dollari, pari a un decimo di quello dell’oro. Tuttavia i suoi creatori sono ancora sostanzialmente sconosciuti, un fatto che può incuriosire ma allo stesso tempo destare anche preoccupazione. Un sistema finanziario completamente nuovo è venuto alla luce apparentemente senza nessun finanziamento da parte di governi e organizzazioni conosciute, un sistema che in poco più di dieci anni è riuscito a imporsi fino a modificare l’attuale sistema finanziario, che ha dovuto riadattarsi alla sua esistenza. Nessuno sa apparentemente chi c’è dietro tutto questo.

LEGGI ANCHE>> Blockchain, la tecnologia democratica che spaventa i notai

La crisi finanziaria del 2008 e la ricerca di una alternativa

Quella di Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo secondo cui si celerebbe l’inventore del Bitcoin, è una vicenda che prende vita durante la crisi finanziaria del 2008 e che ha segnato un apice nella diffidenza delle persone verso le istituzioni di credito e in generale del mondo finanziario. Le origini dell’idea divulgata in quegli anni inizia da molto lontano.

Il 9 marzo del 1993 veniva pubblicato quello che è il manifesto Cypherpunk, la carta ideologica di quella che è oggi la comunità che ha portato avanti e sostiene le criptovalute. Il manifesto contiene le linee guida per quella che è diventata la missione delle criptovalute oggi, esso infatti considera privacy come un elemento indispensabile per una società aperta e connessa dove le informazioni seppur non necessitando di rimanere segrete possono e devono essere filtrate e selezionate per evitare di divulgare a soggetti terzi, dati superflui rispetto al servizio offerto.

“Un segreto è qualcosa che tu vuoi che nessuno sappia, mentre la privacy consiste nel potere di selezionare ciò che vuoi rivelare di te stesso al mondo”.

Il cambiamento che il movimento Cypherpunk promuove nella società e nell’economia, parte quindi da un sistema che garantisca l’anonimato nelle comunicazioni e nelle transazioni private, per mezzo di firme digitali e moneta elettronica. Un sistema dove nessuno è obbligato, ogni qualvolta utilizza un sistema di pagamento, a rivelare parti della sua identità che non ha desiderio di divulgare.

Il mistero di Satoshi Nakamoto, l’inventore del Bitcoin

Per tentare di risolvere il mistero sull’identità di Satoshi Nakamoto, dobbiamo necessariamente partire dagli indizi che lui stesso ha rivelato nelle decine di messaggi che ha inviato nel corso degli anni, il primo delle quali è un’email destinata ad Adam Back, noto attivista Cypherpunk ideatore di Hashcash, un sistema basato su un’identità digitale crittografica, progettata per combattere lo spam nelle email.

Nel messaggio il misterioso interlocutore proponeva “un sistema paritario di contanti digitali”. La prima versione completa può essere letta qui in italiano. Lo scopo era utilizzare quindi una moneta peer to peer, ovvero con un’utenza che poteva effettuare transazioni senza intermediari e senza una gerarchia tra gli utenti. Le transazioni dovevano naturalmente superare il problema del double spending, la moneta doveva essere quindi utilizzabile una sola volta su ogni transazione e doveva riuscirci senza garanti o intermediari.

Successivamente, Nakamoto ha scritto decine di altri messaggi sia per cercare collaborazioni in forum specializzati, sia per rispondere a eventuali dubbi e proposte degli utenti. Secondo gli esperti di linguistica, dall’analisi del complesso di questi messaggi, emergerebbe il profilo di una persona con un linguaggio estremamente variegato, in grado di scrivere in un inglese ricercato, formale, altre volte pieno di slang con riferimenti di volta in volta a concetti che tradiscono un retroterra culturale di tipo filosofico, sociologico o in altri casi economico.

La teoria del gruppo di lavoro segreto

Secondo molti esperti facenti parte della stessa crypto community, che hanno osservato retrospettivamente il fenomeno, nessuno potrebbe riuscire da solo a creare una tecnologia tanto raffinata. Per tutti questi motivi è molto plausibile che Satoshi Nakamoto sia lo pseudonimo dietro al quale si è celato fino adesso un gruppo di più persone esperte, dalle competenze multidisciplinari che hanno saputo mantenere l’anonimato, nonostante gli anni trascorsi e la straordinaria tentazione di divenire popolari.

In un primo momento si era pensato che il programmatore Hal Finney, la prima persona al mondo a ricevere Bitcoin nel gecnnaio 2009, fosse in realtà proprio Satoshi Nakamoto. Gli indizi maggiori ricadono in realtà su un’altra persona. Nick Szabo.

LEGGI ANCHE>> Bitcoin, l’incredibile app che regala criptovalute con pochi e semplici passaggi

Quali prove indicano che Satoshi Nakamoto sia in realtà Nick Szabo?

Nick Szabo, laureato in scienze informatiche e giurisprudenza, avrebbe tutti i requisiti culturali per essere l’inventore del Bitcoin. Già nel 1994 aveva definito gli smart contract teorizzando, anche per via dei suoi forti interessi verso la storia dell’economia e del denaro, un sistema digitale fatto di blocchi concatenati di informazioni basati su una verifica crittografica.

Nel 1998, Szabo ha teorizzato Bit Gold: prendendo spunto dal valore storicizzato dei metalli preziosi come l’oro, li riteneva particolarmente interessanti per la loro capacità di poter essere scambiati con gli stessi vantaggi dei contanti, ma senza la necessità di intermediari. Tuttavia i costi eccessivi e la scarsa reperibilità costituivano i loro limiti nell’essere alternativi all’utilizzo del denaro a corso legale. L’idea quindi fu di riprodurre un sistema di valori basato sulla fiducia, che mantenesse in sé un valore datagli dal lavoro generato per produrlo e che avesse una scarsità simile a quella dei metalli preziosi in modo tale da evitare l’inflazione del suo valore. Il tutto riprodotto per mezzo della tecnologia informatica, in modo che ognuno potesse avere le capacità di avere accesso contribuire alla sua idea.

In un post della fine di dicembre 2008 Nick Szabo annunciava nel suo blog di essere alla ricerca di qualcuno che lo aiutasse a creare una simulazione a dimostrazione della sua idea. Il 3 gennaio 2009 Satoshi Nakamoto rilasciava pubblicamente il suo lavoro nel quale veniva teorizzato il Bitcoin.

Gestione cookie