Occhio a far sfoggio di Bitcoin senza considerare il fatto di compiere un gesto dannoso per l’ambiente: l’inquinamento silenzioso è tra i più pericolosi.
Non solo plastica, vetro e carta, ma anche i Bitcoin dovrebbero avere il loro sistema di raccolta differenziata. Se pensi che non sia dannoso per l’ambiente perché si tratta di una valuta virtuale, ti sbagli di grosso. Ci sono dei guai che piano piano stanno emergendo, e di cui è bene far subito un’adeguata analisi, proprio per non trovarsi sommersi dall’inquinamento come accade con i rifiuti tradizionali.

I rifiuti dei Bitcoin sono sicuramente fonte di spazzatura “alternativa”, ma anche quanto succede in questo ambito causa non pochi problemi all’ambiente. Quest’ultimo ne risente eccome, e non in una maniera così assurda. Anzi l’analisi della questione appare anche abbastanza evidente, solo che ancora non è sotto gli occhi di tutti.
Hai mai sentito parlare del dibattito che sta imperversando sull’energia consumata dal mining di Bitcoin? Ma non solo, perché gli “e-waste” sono il danno maggiore!
Dannoso per l’ambiente? Il Bitcoin è un guaio pericolosissimo!
Come già accennato, è in corso un importante dibattito in merito al consumo dell’energia esaurita dal parte del mining di bitcoin. Con esso si fa riferimento a ciò che permette alla rete di quest’ultimo di funzionare. Si verificano le transizioni limitando le blockchain, soprattutto è il sistema che permette di guadagnare mediante le suddette attività di compra-vendita. Questo meccanismo inquina, ma come?

Online si generano dei rifiuti come in terra, i già citati “e-waste”. Si tratta di rifiuti elettronici che sono generati proprio dall’industria digitale delle cryptovalute. Le stesse macchine ASIC che vengono impiegate per estrarre queste ultime, dopo soli 2 anni di utilizzo, diventano obsolete e da buttare, quindi l’ennesimo scarto che sporca l’ambiente.
Un sistema dannoso, perché proprio a causa della competizione tecnologica, ecco che subentrano alla velocità della luce nuove strumentazioni più avanguardiste. E quelle precedenti? Inutili!
Si accumulano al pari di montagne di plastica, altrettanti ammassi di hardware inutilizzabili. Non gli si può dare una seconda vita! Secondo uno studio del 2021, e con i dati alla mano, si sono contate circa 30 mila tonnellate di e-waste all’anno solo per i Paesi più piccoli. Sarà che questa forma d’inquinamento, tanto silenziosa e invisibile, sarà ben peggiore da smaltire? Soprattutto come si farà?
La scarsa riciclabilità dei componenti è proprio il problema maggiore. Bisognerà proprio investire in nuovi studi sul tema, perché nell’avvenire le generazioni del futuro si troveranno con montagne di rifiuti di ogni tipo! Anche perché ad oggi, non si sa come gestire il problema che di certo in futuro, diventerà prerogativa principale.