Gli eredi possono ereditare moltissimi beni ma anche diritti, crediti e debiti che il soggetto defunto non ha saldato quando era in vita. Ecco una breve guida pratica su che cosa fa parte della successione e cosa invece ne è escluso.
Al momento della scomparsa di un familiare, la domanda tipica che ci si pone è la seguente: che cosa si può ereditare e cosa no?
Ebbene, nella successione possiamo trovare beni di vario tipo ma anche diritti e debiti del de cuius. È l’erede, grazie all’accettazione dell’eredità, a divenire proprietario del patrimonio o di una sua quota.
Tecnicamente, l’accettazione dell’eredità consiste nello strumento con cui il chiamato all’eredità, in maniera espressa o tacita, consegue il diritto all’eredità e riveste così la qualità di erede, con effetto dal giorno dell’apertura della successione stessa.
Ma in termini pratici che cosa potenzialmente fa parte della successione e costituisce un bene ereditato dagli eredi e cosa invece segue il proprietario anche dopo la morte? Faremo chiarezza su questi delicati temi nel corso dell’articolo, in considerazione dell’estrema rilevanza pratica che hanno.
Regole ben precise, contenute nella legge, illustrano come deve svolgersi l’iter di successione. Anzitutto, quest’ultimo si apre alla data della morte del familiare e nel luogo del suo ultimo domicilio prima del trapasso. Non vi sono alternative a riguardo: il decesso è oggetto di denuncia all’ufficiale di stato civile, che si occuperà della compilazione dell’atto di morte e della relativa iscrizione nei registri dello stato civile.
Abbiamo detto che tra gli elementi che costituiscono il patrimonio che rappresenta l’eredità, vi possono essere diritti: ma quali sono questi ultimi? Ebbene, vero è che sono parte del patrimonio del soggetto deceduto non soltanto le cose materiali, ma anche i diritti trasmissibili all’erede – riportati così come segue:
Ma attenzione: non tutti i diritti possono essere ereditati, come tra poco vedremo.
Non solo diritti: gli eredi possono ereditare i rapporti pendenti del soggetto defunto con società o con enti. Pensiamo al caso classico del conto corrente e dei prodotti di risparmio a suo tempo prescelti dal defunto.
Tuttavia gli eredi conseguono la disponibilità del c/c soltanto dopo aver terminato tutto l’iter di successione ed aver mostrato all’istituto di credito una copia della dichiarazione di successione.
La cifra presente sul conto o sul libretto di risparmio alla data del decesso deve essere inclusa all’interno della dichiarazione di successione. Anche questa è una condizione per ereditare il c/c.
In estrema sintesi, e al fine di fare piena chiarezza su quelli che sono i diritti trasmissibili all’erede e dunque parte di un patrimonio che, di fatto, muta il suo titolare, vediamo ora i diritti che non sono ereditabili. L’elenco a seguire:
Tuttavia la condizione di eredi non ha solo ‘pro’, ma anche ‘contro’. Infatti i debiti non onorati dalla persona deceduta sono trasmessi agli eredi, sia per quanto attiene alla somma capitale; sia per quanto riguarda gli interessi che continuano a maturare anche dopo la morte. Pensiamo a debiti ereditari come i finanziamenti e i mutui sottoscritti dal defunto o le spese condominiali non pagate, per fare qualche classico esempio. Ecco perché occorre stare molto attenti: talvolta la rinuncia all’eredità è la soluzione migliore per evitare di vedersi attribuiti debiti che furono del soggetto defunto, e che da quest’ultimo non furono mai saldati.
Per legge, i debiti sono trasmessi in via automatica agli eredi per legge o testamento in rapporto proporzionale con le rispettive quote ereditarie, a patto che il de cuius abbia disposto in altro modo.
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