La Serbia è come scissa, i violenti scontri e le animose proteste andate in scena all’Europride di Belgrado ne sono viva testimonianza.
Un Paese in cui la gran parte del popolo guarda all’Europa, mentre le autorità giurano fedeltà all’autocrate di Russia, Putin.
Un sabato rovente quello trascorso nella capitale della Serbia. Belgrado è stata infiammata da innumerevoli scontri, disordini e decine di arresti. L’occasione? Lo svolgersi dell’Europride.
Una rassegna alquanto problematica, sorta sin dal principio contro i favori del pronostico. Ma soprattutto che ha visto i suoi natali senza l’essenziale supporto della classe politica serba. Eccezion fatta per la premier Ana Brnabic, la quale ha già fatto coming out ed è patrocinatrice del movimento omosessuale
La Serbia è uno Stato che si sta, con lentezza e non poca fatica, avvicinando all’Europa. Le difficoltà non si contano, come pesante è il retaggio del suo passato. Non meno pregnante è la prossimità idealistica e politica alla Russia dell’autocrate Vladimir Putin.
Del resto, il presidente serbo Aleksandar Vucic non si è mai astenuto dal ribadirlo palesemente, anche nella circostanza di non poco conto della sua rielezione, solo alcuni mesi fa.
Il resoconto della giornata, basandosi alle stime ufficiali dichiarate dal Governo, dovrebbe essere di 64 persone fermate, 10 agenti di polizia leggermente feriti, cinque vetture delle forze dell’ordine recanti danni. Nel complesso erano stati destinati alle operazioni circa 5.200 poliziotti.
Sarebbe dovuto essere l’Europride della tutela dei diritti e delle differenze, per avvalorare in maniera definitiva come la Serbia abbai il desiderio di procedere verso l’Unione Europea, esserne parte.
Si era di fronte, tra le tante cose, al primo Europride programmato in un Stato del Sudest europeo. E al contrario, la rassegna favorita e sostenuta dal movimento Lgbtiq, si è tramutata in un incredibile e violento delirio, con le strade della capitale serba che hanno reso testimonianza al mondo intero dell’esplosione di zuffe tra forze dell’ordine e alcuni manifestanti, tristemente accorsi in strada per osteggiare la manifestazione arcobaleno.
In diverse aree del centro, infatti, bande di nazionalisti omofobi, sostenuti dalla Chiesa ortodossa e frenati dagli agenti di polizia, inveivano a scapito dei partecipanti, esibendo croci, immagini sacre e paramenti religiosi.
Occhio a fomentare odio e a screditare le diversità, lezione valevole per tutti.
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