Un prelievo sul tuo conto può sembrare una banalità. Ma se non è giustificato, può diventare un campanello d’allarme per il Fisco. Oggi l’Agenzia delle Entrate ha strumenti potentissimi per indagare, e la Cassazione conferma: anche un semplice movimento bancario va spiegato, altrimenti scatta il controllo.
E se pensi che basti dire “era un favore”, potresti ritrovarti a doverlo dimostrare con dimostrarsi concreto. Le regole sono cambiate, e anche un conto “pulito” può finire sotto esame.

Marco gestisce una piccola impresa nels ettore del legname. Un giorno chiede a Luca, amico di vecchia data e grafico freelance, di girargli 5.000 euro per una domanda urgente: “È un anticipo, poi ti spiego”. Luca accetta, convinto che non ci sia nulla di male.
Cosa succede se non riesci a giustificare i movimenti
Ma mesi dopo, quell’operazione bancaria riemerge durante un’indagine fiscale. Marco è sotto controllo per fatture poco chiare, e anche il conto di Luca viene passato al setaccio.

Una cortesia tra amici si trasforma in un problema con l’Agenzia delle Entrate. Non servono cifre folli o transazioni internazionali. Oggi basta che un versamento appaia sospetto per far scattare l’ accertamento fiscale. Con l’ ordinanza 16850 del 2024delle Entrate può, la Cassazione ha ribadito che chi ha un conto deve giustificare ogni movimento. E se la spiegazione non è chiara, l’ Agenzia delle Entrate può considerarlo un reddito non dichiarato.
Nel caso giudicato dalla Cassazione, una Srl del settore edile era stata ispezionata dalla Guardia di Finanza. L’indagine non si è fermata alla società: sono stati controllati anche i conti del rappresentante legale, dei familiari e dei collaboratori. Alcuni movimenti non erano supportati dalla documentazione, altri erano stati spiegati in modo vago. Risultato: l’Agenzia delle Entrate ha emesso un atto di accertamento per redditi non dichiarati.
Atto di accertamento
Il principio è semplice ma rigido: ogni versamento sul conto va dimostrato con prova concreta. Non basta dire che si tratta di un prestito o di una spesa personale. Se non si forniscono giustificazioni dettagliate, l’importo può essere considerato un ricavo imponibile. Ed è il contributore a dover provare il contrario.
Oggi questo tipo di controlli è facilitato da strumenti come l’ anonimometro, un algoritmo approvato dal Garante della Privacy. Incrocia i dati dei conti correnti per segnalazione anomalie fiscali, garantendo l’anonimato a chi è in regola. Ma se scatta l’allarme, se entra in una lista ristretta di soggetti ad alta pericolosità tributaria.
Nel dubbio, meglio tutelarsi. Anche se sei certo della tua buona fede, ogni passaggio di denaro dovrebbe avere un riferimento preciso: un contratto, una mail, una ricevuta. Perché oggi, davanti al Fisco, conta le carte. E anche un favore tra amici, se non documentato, può trasformarsi in un rischio serio.