Hai mai pensato che un semplice trasferimento di denaro tra te e una persona cara possa finire sotto la lente d’ingrandimento delle autorità? Anche un gesto d’affetto può, senza volerlo, attirare attenzioni indesiderate se non si rispettano certi limiti.
Il punto non è quanto denaro possiedi, ma come lo usi. C’è una soglia da non superare e non tutti la conoscono. E se lo Stato ti osservasse più di quanto immagini? Le regole ci sono, ma spesso passano inosservate fino a quando non è troppo tardi. Una svista può trasformarsi in un problema serio, anche se non hai nulla da nascondere.
Ti è mai capitato di voler aiutare un familiare con un bottino un po’ più generoso del solito? Magari per una spesa urgente, un regalo importante, o anche solo per un supporto temporaneo. Azioni comuni, quotidiane, che spesso compiamo in buona fede.
Immagina Salvatore, pensionato tranquillo, che decide di inviare 6.000 euro alla nipote Annalaura per aiutarla ad iniziare la sua piccola attività. Due settimane dopo, le manda altri 5.000 euro per completare l’acquisto dell’attrezzatura. In totale, 11.000 euro nel giro di 30 giorni. Nessuna malizia, solo affetto e fiducia. Ma Salvatore non sa che ha superato una soglia importante, quella che attiva i controlli della normativa antiriciclaggio. E da lì, le cose possono cambiare.
Esiste una soglia mensile che può far scattare i controlli da parte delle autorità: 10.000 euro complessivi in un mese, anche se suddivisi in più operazioni. Questo significa che non conta solo l’importo singolo, ma il totale di bonifici, prelievi o trasferimenti effettuati nell’arco di 30 giorni.
Nel caso di Salvatore, la banca è obbligata a segnalare i suoi movimenti all’UIF, l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Non per punirlo, ma per far partire un monitoraggio che serve a prevenire attività illecite, come il riciclaggio di denaro o l’evasione fiscale. Tuttavia, anche chi agisce in piena trasparenza può ritrovarsi sotto osservazione.
La banca, infatti, non effettua indagini, ma trasmette i dati all’Agenzia delle Entrate, che può decidere di incrociare queste informazioni con altri elementi. A quel punto, se qualcosa non quadra, si può arrivare anche a un accertamento fiscale. E qui le cose si complicano. Perché, per legge, i versamenti possono essere considerati come redditi non dichiarati, a meno che non se ne dimostri l’origine. I prelievi, invece, non sono soggetti a questo tipo di accertamento, poiché ogni cittadino ha diritto di disporre dei propri soldi come preferisce.
La segnalazione non è automatica in base al singolo movimento, ma viene attivata quando si supera la soglia dei 10.000 euro complessivi nel mese. Anche se con operazioni minori, distribuite nel tempo, si può arrivare a quel limite senza renderesene conto. Questo rende il meccanismo subdolo, perché spesso si agisce in buona fede.
Salvatore, per esempio, non aveva la minima intenzione di eludere i controlli. Eppure, per la banca, il suo profilo entra in una zona di attenzione. Gli operatori possono chiedergli di firmare un modulo di autocertificazione, indicando la finalità dell’operazione. Lo stesso avviene per assegni circolari sopra i 10.000 euro. Tutte queste misure sono pensate per creare un profilo di rischio e prevenire abusi.
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