Basta sfruttamento dei dipendenti: la nuova sentenza inchioda (e gli fa pagare tanti soldi) i datori di lavoro furbetti

Scacco matto a quei datori di lavoro che non rispettano la legge. Una sentenza che fa giurisprudenza per il futuro.

Credevano di avere ragione entrambi, azienda e lavoratori. Ci ha pensato un Tribunale a mettere chiarezza e a creare un precedente importante.

uomo punto il dito e più piccola foto donna con le mani in testa spaventata
Basta sfruttamento dei dipendenti: la nuova sentenza inchioda (e fa pagare tanti soldi) ai datori di lavoro furbetti – trading.it

Una categoria di lavoratori spesso sfruttata e priva di tutele, un filo sottile che separa il lavoro subordinato da quello autonomo. Troppe cose fanno pensare alla prima ipotesi anche se il progetto nasceva come freelance o quasi. Quando le ore di lavoro diventano tante e soprattutto quando le regole da rispettare sono innegabili, allora difficilmente si può parlare di un lavoro non subordinato. Dal momento in cui un lavoratore non può scegliere autonomamente come muoversi ma deve seguire scrupolosamente le indicazioni dell’azienda, allora il contratto diventa difficile da leggere.

Ecco perché alcuni lavoratori del settore si sono rivolti direttamente ad un Tribunale. Sono troppi i dettagli di cui tenere conto e da soli è difficile uscirne, specie quando sopra di te hai un’azienda forte e importante.

I rider sono dipendenti o autonomi? Risponde il Tribunale

rider consegna pacco a donna
I rider sono dipendenti o autonomi? Risponde il Tribunale – trading.it

L’azienda di cui parliamo la conoscerete tutti: è Glovo, leader del delivery in tutta Italia. Tramite app prima e rider poi, ci portano a casa il cibo che acquistiamo online e anche la spesa al supermercato se vogliamo. Glovo nel 2021 aveva ricevuto una multa di ben 65 milioni di euro dopo un controllo minuzioso da parte dell’Inps e dell’Ispettorato del Lavoro che avevano contestato il mancato versamento dei contributi previdenziali per i rider. L’azienda aveva poi fatto ricorso, chiedendo l’annullamento della sanzione. Un giudice aveva parzialmente accolto le richieste di Glovo, ordinando un ricalcolo dell’ammontare della multa.

Ma al di là dell’entità della multa il Tribunale ha sancito che i fattorini sono a tutti gli effetti dipendenti e che dunque devono essere inquadrati con un contratto collettivo nazionale e vedersi riconosciuti i contributi previdenziali. Analizzando il modus operandi del lavoro dei rider, il Tribunale ha affermato che sussiste un rapporto di dipendenza dalle piattaforme. Glovo si è difesa affermando che i rider lavorino in autonomia potendo scegliere i turni e rifiutare le corse. Il giudice ha però evidenziato come il rider non abbia alcun potere negoziale, in quanto il contratto è predisposto integralmente dall’azienda. La possibilità di rifiutare le corse, e quindi di non guadagnare, rappresenta l’unico elemento di autonomia.

“Il rider perde tale autonomia nella fase esecutiva, quando decide di iniziare il lavoro accedendo all’app di Glovo, visto che l’uso dell’app è regolato dal contratto-quadro in cui sono descritte le condizioni applicabili ad ogni singola consegna”, si legge nella sentenza.

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