Banco BPM ha emesso un obbligazione perpetua Additional Tier 1 per un ammontare pari a 300 milioni di euro.
L’obbligazione perpetua è a tutti gli effetti un prestito senza scadenza e quindi senza rimborso che paga un tasso di interesse fisso a tempo indeterminato.
L’emissione di Banco BPM si inserisce nell’ambito dell’efficientamento della sua solidità patrimoniale e finanziaria così da raggiungere lo standard qualitativo necessario. Le obbligazioni sono emesse alla pari, ovvero uguali al valore nominale del titolo e in casi ordinari del suo rimborso. Esse sono destinate a investitori istituzionali e pagano una cedola semestrale, fissa pari al 7%.
Banco BPM che nasce dalla fusione di due grandi banche, Banco Popolare Società Cooperativa e Banca Popolare di Milano, è una realtà bancaria relativamente nuova. La storia e le origini di Banco BPM risalgono al marzo 2016 con la firma del protocollo d’intesa tra i due istituti di credito che da luogo alla nuova realtà finanziaria il primo gennaio 2017.
Il Gruppo ha oggi circa 25.000 dipendenti e 2.500 filiali radicate in particolare nel Nord Italia. Con 4 milioni di clienti, la banca punta a rafforzare con l’obbligazione perpetua il proprio patrimonio, data la mancanza del rimborso del credito ricevuto dai sottoscrittori.
Chi ha partecipato all’asta dell’obbligazione perpetua di Banco BPM
Gli investitori che hanno partecipato all’operazione sono principalmente fondi comuni di investimento pari al 84%, banche, assicurazioni e fondi pensioni entrambe con una quota del 7%.
Queste obbligazioni, sottoscritte per la maggior parte da investitori del Regno Unito, seguiti da francesi e italiani, potranno essere richiamate dall’emittente a partire dal 12 aprile 2027 e successivamente ogni 6 mesi. Questo prodotto finanziario, emesso da Banco BPM non è nuovo nel panorama italiano. Dal 2004 la legislazione offre la possibilità utilizzare questa forma di finanziamento.
Come avviene il pagamento delle cedole di un obbligazione perpetua
Il pagamento degli interessi di un’obbligazione perpetua non è a tutti gli effetti illimitata nel tempo. Le clausole stabiliscono che l’emittente può unilateralmente decidere di rimborsarlo. È naturale che questo avvenga una volta raggiunto l’obbiettivo economico che l’istituto di credito si era prefissato a motivazione dell’obbligazione.
In caso di fallimento dell’emittente, il prestito irredimibile ha rischi superiori a quello di altri debiti perché la legislazione lo considera un debito subordinato. Nel caso dell’obbligazione perpetua di Banco BPM il pagamento della cedola è discrezionale e soggetto a limitazioni. Il titolo prevede inoltre la riduzione a titolo temporaneo del valore nominale qualora il coefficiente CET1 del gruppo scendesse al di sotto del 5,125%.
Banco BPM ha emesso un obbligazione straordinaria, ma non è la prima nella Storia italiana
Nella storia ci sono pochi esempi dell’utilizzo delle obbligazioni perpetue. Il primo in assoluto fu creato dal governo britannico di Henry Pelham nel 1751. Il titolo garantiva una rendita del 3 per cento sul valore alla pari di 100 sterline all’infinito. Un altro utilizzo nella storia d’Italia è avvenuta nel 1926. Mussolini annunciò la conversione forzosa dei titoli del Tesoro con durata massima di 7 anni in titoli con cedola semestrale, senza rimborso e rendimento del 5%. I titoli ebbero scarsa fortuna e persero pochi mesi dopo circa il 30% del loro valore, con una perdita generale di INA e altre istituzioni.
Tra i rischi possibili di un titolo perpetuo è il fatto che il suo valore è estremamente sensibile a variazioni dei tassi di interesse. Il che significa che se questo aumenta a fronte di cambiamenti nella percezione del valore e del rischio di mercato, l’emittente si limita comunque a incassare una cifra inferiore. Tra gli altri rischi l’inflazione che può variare sensibilmente in alcuni periodi storici e naturalmente il fallimento dell’emittente. Nessuno infatti può sapere cosa potrà succedere a una banca tra 15 o 50 anni. Oltre a questo, le obbligazioni perpetue presentano notevoli problemi di liquidità; non esiste oggi un mercato di titoli perpetui, per cui nel momento in cui uno volesse vendere il titolo potrebbe fare molta fatica a trovare un compratore.