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Crisi con la Russia: tra le banche più esposte almeno una è italiana

La BCE ha mantenuto la propria linea in tema di politica monetaria. Ma qual è l’esposizione delle banche europee alla crisi con la Russia?

Per la BCE tassi invariati e una riduzione di acquisti netti del programma per l’emergenza pandemica, che vedranno il suo termine a marzo. La presidente della BCE conferma che l’inflazione è più duratura del previsto ma diminuirà entro l’anno.

In tutto questo gli spread dei Buoni del Tesoro italiani rispetto alle stesse Obbligazioni tedesche a 10 anni è si notevolmente aumentato anche se confrontati con i titoli greci. Il crollo di fiducia degli investitori e dei mercati si è manifestato pesantemente dato il peso che gli aiuti europei hanno avuto sul sud Europa e soprattutto sull’Italia.

L’Europa periferica ha beneficiato notevolmente delle misure di emergenza della BCE e ora accusa il colpo di una loro più rapida rimozione. La Lagarde dal canto suo ha cercato di stemperare le tensioni, ma il mercato ha naturalmente già scontato l’aspettativa del potenziale cambiamento che anticipa la normalizzazione della politica accomodante della BCE.

Per i titoli periferici le prospettive di aumento dei tassi non sono infatti uno scherzo. Questo soprattutto dato l’alto valore dell’inflazione pari al 5,1% di gennaio. Il prezzo delle materie prime ha inciso in modo diretto sulla sua crescita. Tuttavia se le pressioni dei prezzi dovessero tradursi in un aumento dei salari maggiore delle aspettative o l’economia dovesse tornare alla sua piena capacità in modo più rapido, l’inflazione potrebbe aggravarsi.

Le banche più reattive alla crisi dei prezzi e il piano della BCE

Almeno fino alla fine del 2024, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp. A questo si affiancheranno gli acquisti netti mensili nel normale quadro de Programma di acquisto di attività. Questi saranno di 40 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2022 e di 30 miliardi nel terzo.

Diversa è invece la direzione presa dalla Bank of England che decide di alzare i tassi di interesse dallo 0,25 allo 0,5%, in risposta all’inflazione che ha raggiunto livelli che quasi non si vedevano da 30 anni. Qualcosa di simile accade negli Stati Uniti con l’inflazione che a gennaio è balzata ai massimi degli ultimi 40 anni. I prezzi al consumo lo scorso mese negli Stati Uniti sono saliti al +7,5% su base annua dal +7% di dicembre, schizzando ai massimi dal 1982.

L’impennata dei prezzi è il risultato di una combinazione di fattori legati al virus, compresi i problemi della catena di approvvigionamento, la carenza di componenti e la mancanza di manodopera. L’inflazione ha inoltre ridotto il potere d’acquisto delle famiglie ed eroso la popolarità del presidente Joe Biden. Nonostante l’economia USA abbia avuto il tasso di crescita più elevato degli ultimi 37 anni questo ha fatto il paio con l’aumento del 27% dei prezzi dell’energia e del 7% dei generi alimentari.

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Le tre banche europee più esposte alla crisi con la Russia

La potenziale futura crisi dei consumi in Europa si somma all’attuale crisi tra Russia e Ucraina. Il nostro continente è il primo a subire gli effetti economici di eventuali interruzioni degli accordi commerciali con la Russia. In particolare un’aggravarsi delle tensioni può avere effetti sul settore bancario.

Cinque grandi istituti in Europa hanno un’esposizione alla Federazione Russa superiore all’1% del totale delle attività rischiose. Una di esse Raiffeisen, centrale nell’economia Austriaca è esposta per il 9,6%.

Raiffeisen Bank International ha una forte presenza nell’Europa orientale. Secondo le informazioni fornite dalla società, su un totale di 167 miliardi di euro di attività, 16 miliardi sono in Russia, 3 miliardi in Ucraina e 2 miliardi in Bielorussia. La correlazione di questa grande banca europea è particolarmente preoccupante per gli effetti finanziari sull’eurozona.

Tra le banche più correlate al comparto italiano operanti nell’Europa centro orientale abbiamo Societe Generale.

Rappresentativo di uno dei più importanti istituti di credito francesi è presente con la sua divisione International Retail Banking anche in Russia. L’istituto di credito dal 2006 opera nel paese attraverso Rosbank, il secondo gruppo bancario più grande fra quelli finanziati da capitali stranieri. Con oltre 12.800 dipendenti e 5 milioni di clienti, Rosbank è una banca su cui SocGen aveva fino a giugno 2021 il 2,6% delle sue RWA le attività ponderate per il rischio.

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Unicredit; la banca italiana più esposta alla crisi con la Russia

La banca italiana, operante anche nell’est Europa, offre un’ampia gamma di prodotti e servizi al dettaglio in dieci stati inclusa la Russia. Qui opera dal 1989 attraverso AO UniCredit Bank. La banca ha attualmente circa 2 milioni clienti retail e circa 30.000 corporate. A fine giugno 2021 Unicredit aveva il 2,8% dei propri RWA esposti verso la Russia.

A causa delle recenti tensioni anche la Banca centrale europea ha infatti messo in guardia le istituzioni finanziarie del continente da possibili attacchi informatici provenienti da Mosca. La Bce, guidata Christine Lagarde, ha indagato sulle fragilità delle banche dei diciannove paesi che utilizzano l’euro. Gli istituti di credito del continente stanno già conducendo esercitazioni per testare le loro difese contro i cyber attacchi. La stessa cosa accade nel Regno Unito. Il National cyber ​​security center ha avvertito le organizzazioni di monitorare la loro resilienza informatica, rilevando già nel 2021 un aumento degli attacchi provenienti dalla Russia.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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