Azioni sottovalutate del 25%, ma nessuno compra: cosa sta succedendo a Campari?

Ti sei mai chiesto perché alcune azioni continuano a perdere quota anche quando gli analisti le definiscono un affare? È il caso di un’azienda nota a tutti, simbolo dell’aperitivo italiano nel mondo, che oggi sembra aver perso fascino sui mercati.

Nonostante un giudizio positivo unanime, il grafico continua a scendere e lascia spazio a una sola domanda: cosa non sta funzionando davvero? Dietro quei numeri c’è di più di quanto sembri. E Ciro, osservatore curioso, vuole capirlo fino in fondo.

Analista che studia i grafici dei mercati
Azioni sottovalutate del 25%, ma nessuno compra: cosa sta succedendo a Campari?-trading.it

Ciro non è un professionista della finanza, ma è uno attento. Quando osserva il grafico delle azioni Davide Campari, gli si stringe qualcosa dentro. Quel titolo che nel 2021 brillava a 13,24 euro, ora galleggia intorno ai 5,60. Eppure, MarketScreener segnala un target medio di 7,15 euro e ben 21 analisti suggeriscono di accumulare. Insomma, sulla carta il titolo è sottovalutato di oltre il 25%. Ma la realtà è più dura da digerire: il mercato non lo premia. Il grafico mensile sembra voler cercare un appoggio sulla media mobile a 200 mesi, e qualcuno intravede un doppio minimo simile a quello di inizio 2020. Ma basta tutto questo per fermare un trend così netto?

Il grafico dice una cosa, il mercato un’altra

Nonostante i numeri, le azioni Campari continuano a soffrire. Il titolo ha perso attrattiva, anche se tecnicamente sembra su livelli chiave. I supporti si trovano attorno a 5,40 euro, con un’area critica a 4,90. Le resistenze, invece, sono più lontane: 6,20 e poi 6,90. I pattern fanno sperare, ma non convincono. E Ciro inizia a dubitare: possibile che il mondo abbia smesso di bere bitter?

Bitter Campari
Il grafico dice una cosa, il mercato un’altra-trading.it

Il problema è che i mercati non seguono la logica. Seguono emozioni, aspettative, e soprattutto fiducia. E qui Campari sembra in difficoltà. Le ultime notizie dalla società, dopo gennaio 2025, non hanno smosso le acque. Nessuna acquisizione di rilievo, nessun piano espansionistico, nessun colpo di scena che possa rilanciare il brand agli occhi degli investitori.

Nel frattempo, il contesto è cambiato. I margini si assottigliano, i costi crescono e il consumo globale è in evoluzione. I gusti cambiano, i competitor si moltiplicano e il mondo delle bevande diventa più frammentato. Tutti segnali che il mercato capisce, anche se non sempre li si legge nei numeri.

Davvero basta un target per invertire la rotta?

Ciro riflette: forse non è il momento di guardare solo ai fondamentali. In Borsa, le azioni non salgono solo perché valgono di più sulla carta. Serve narrazione, visione, qualcosa che accenda l’immaginario collettivo. E Campari, oggi, sembra mancare proprio di questo.

Il titolo potrà anche avere un potenziale del 25%, ma finché non cambia il sentimento, resterà in stallo. E allora la domanda vera non è quanto vale, ma se ci sarà ancora qualcuno disposto a puntare su questa storia.

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