Tesla oggi è conosciuto grazie a chi nel settore tecnologico che ne hanno usato il nome: la sua idea del futuro delle telecomunicazioni e dell’energia.
Il passo dalla svolta per cui fu finanziato nel 1900 per 150 mila dollari non arrivò. Se le comunicazioni senza filo sono oggi una realtà, il passo successivo per portare avanti le idee di Tesla è quello dell’energia wireless. Perfezionate da Marconi con le onde radio non comprendono però l’idea di poter trasmettere anche l’energia nello stesso modo.
Oggi invece in Nuova Zelanda c’è una startup che può concretizzare l’idea di trasmettere energia senza fili. La Startup si chiama Emrod ed finanziata da Powerco, uno dei maggiori distributori di elettricità del paese. L’obbiettivo è quello di trasmettere tramite antenna l’elettricità, sostenuta durante il percorso da lenti speciali che durante il viaggio potenziano il flusso. L’antenna trasmittente converte l’elettricità in un cilindro compatto di microonde. Lo fa per ovviare a certi difetti gravi del modello originario di Tesla. Se l’onda di Tesla si irradiava nell’aria diminuendo in modo drastico la sua potenza, questa è sostenuta da lenti speciali dette relè.
Il segnale elettrico grazie a loro il flusso di microonde viene rifocalizzato durante il tragitto, avanzando con perdite molto lievi. Le antenne riceventi su cui sono installati metalli conduttori e plastiche isolanti trasformano in energia le microonde. L’efficacia dell’invenzione di Emrod è attualmente in fase di perfezionamento, ma è già prossima alla sia commercializzazione. Il meccanismo è facilmente scalabile, può trasmettere pochi kilowatt per qualche chilometro o molta più energia per distanze superiori.
Le aziende nel settore tecnologico pronte a cambiare il futuro: Emrod
Ray Simpkin, capo dello sviluppo tecnologico di Emrod, dice che la società sta pensando di portare energia su un’isola a trenta chilometri dalla terra ferma. Il flusso di microonde costerebbe poco più della metà di un allaccio sottomarino con cavi di rame. Questo è forse il vantaggio più immediato che la società è in grado di offrire, sostituendo costose infrastrutture fisiche e collegando tra loro luoghi non accessibili. Questo vale anche nei casi di disastri naturali o strutture temporaneamente danneggiate.
Sembra una di quelle idee avveniristiche che vengono raccontate per cogliere la fantasia degli investitori più propensi al rischio. È il caso invece di qualcosa di più concreto visto che da anni anche Mitsubishi lavora su una tecnologia per la trasmissione di elettricità senza fili. Il colosso giapponese oltre a volerli impiegare nei processi industriali sta esplorando la possibilità di convogliare l’energia solare dallo spazio sulla Terra.
Un parco solare spaziale è una soluzione promettente per fornire energia pulita in grandi quantità. Anche il Pentagono che ha testato con successo un pannello solare orbitale si muove su questa strada. La strada sembra dunque sufficientemente battuta per considerare attendibile, nei prossimi decenni una soluzione davvero efficace per rivoluzionare il settore. Oltre a questo l’impegno e gli investimenti dei Governi possono avvantaggiare il processo al fine di utilizzare in modo più diretto l’energia solare, a beneficio degli obbiettivi di annullamento delle emissioni.
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Prysmian e soluzioni innovative nel campo dell’energia
In un futuro non troppo lontano quindi, la soluzione potrebbe venire dallo spazio. Oggi invece sempre in tema di soluzioni innovative e avveniristiche la partita delle energie rinnovabili coinvolge gli oceani.
Un ruolo da protagonisti lo stanno avendo i vecchi produttori di cavi come Prysmian, con sede a Milano. Oggi per fatturato il più grande costruttore di cavi al mondo è entrato negli ultimi anni nel mercato dell’energia pulita con particolare beneficio del prezzo delle sue quotazioni. Fotovoltaico, eolico, idroelettrico hanno aggiunto solo l’anno scorso, 200 gigawatt di potenza. Per avere un termine di paragone si tratta del 90% della crescita globale del settore energetico avvenuta nel 2020.
Oltre a Prysmian anche la società francese Nexans, che fa il 20% del mercato mondiale di cavi sottomarini, venderà un terzo dei propri asset per concentrarsi solo sul business dell’elettricità. L’azienda operativa nel campo edile e delle telecomunicazioni lascerà gran parte delle sue attività per realizzare una conversione industriale più redditizia sul breve e lungo termine.
Le motivazioni di questa apparente corsa all’oro sono da riscontrarsi nella volontà dei governi. Quelli che si reggono sul consenso popolare vogliono non solo di limitare quanto più possibile gli effetti destabilizzanti del riscaldamento climatico, ma emanciparsi dalla dipendenza energetica degli altri paesi. Stati Uniti, Unione Europea, ma anche il Regno Unito sono in testa tra i 100 Paesi che perseguono l’obbiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050.
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Tra le grandi aziende che si fanno strada nel futuro grazie alla tecnologia c’è anche Amazon.
Sul fronte ecologico, il colosso dell’e-commerce ha scommesso che riuscirà a utilizzare entro il 2030 il 100% di energie rinnovabili. L’economia di Amazon si basa essenzialmente sui trasporti per le consegne. Amazon distribuisce circa un miliardo di pacchi ogni anno soltanto negli Stati Uniti, senza considerare il dispendio energetico di Amazon Web Services. Bezos che è impegnato nel modificare l’utilizzo delle risorse della sua azienda, mettendo in servizio una flotta di 100 mila veicoli elettrici per le consegne, primo passo per raggiungere la neutralità energetica entro il 2040.
Tutto questo non sarebbe nulla senza il progressivo avvicinamento all’intelligenza artificiale e all’apprendimento automatico. L’azienda è infatti pronta a lanciare l’offensiva sulle quote di mercato di settori trasversali.
Oggi, Amazon utilizza l’intelligenza artificiale per tutto, da Alexa, la sua tecnologia ad attivazione vocale, ai suoi negozi di alimentari senza cassa Amazon Go, ad Amazon Web Services Sagemaker. Il servizio di intelligenza artificiale è basato sull’infrastruttura di cloud dell’azienda. Questo offre l’accesso a una piattaforma in cui è possibile costruire e addestrare l’intelligenza artificiale, per una molteplicità di usi, tramite modelli di apprendimento automatico.
In questo senso oggi anche l’attività e-commerce di Amazon si basa sull’intelligenza artificiale. Gli algoritmi, infatti, gestiscono i dati aggregati assegnando pubblicità, raccomandazioni, classifiche e influendo sui prezzi dei prodotti venduti sul sito Amazon.
Qualcosa di simile avviene nella preparazione della logistica per le consegne. L’impatto dell’IA sul business di Amazon è sempre più difficile da quantificare e separare dalle sue attività economiche. Per questo motivo l’azienda si sposta sempre più nella direzione della tecnologia che la rende sempre più efficiente e competitiva.