Il futuro energetico dell’Italia parte dall’economia circolare e dall’idrogeno

L’Europa ha fissato l’obbiettivo di riciclo dei rifiuti al 65% entro il 2025, ma l’Italia già oggi raggiunge la cifra record del 73%.

Pannelli solari

Per l’economia circolare il 2020 è stato un anno straordinario e positivo, con il nostro paese primo nella classifica europea sopra almeno di quattro punti percentuali rispetto Germania, Spagna e Francia. È la prima volta l’Italia riesce a realizzare un tasso di riciclo così elevato, la tendenza in crescita dovrebbe incrementare e proseguire anche grazie alla capacità delle aziende nel segno dell’agenda verde producendo imballaggi nel loro insieme sempre più riciclabili. Nel 2020 si sono recuperate almeno 11 milioni di tonnellate di materie prime riutilizzabili.

L’ indice di circolarità è l’attributo relativo all’efficienza nell’uso delle risorse relative a cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, nonché investimenti e occupazione nel settore del riciclo e nell’ampiezza del mercato delle materie seconde. In termini strettamente economici, questo significa che i nostri consumi, eliminando gli sprechi, contribuiscono alla crescita del PIL di 3,5 euro ogni kg di risorse consumate. Le risorse rigenerate sono state 2,14 milioni di tonnellate di vetro, 1,76 milioni di plastica, 1,87 per il legno e 4 per la carta che è stata insieme al cartone la risorsa più riciclata, infine acciaio e alluminio, rispettivamente pari a 371.000 mila e 47.400 tonnellate.

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Il contributo della transizione energetica ed ecologica alla crescita economica

In questo senso la transizione ecologica può contribuire enormemente alla crescita economica dell’Italia e dell’Unione Europea. Al di là della retorica degli sprechi e dell’inefficienza del sistema pubblico e produttivo italiano, nel nostro Paese l’economia circolare rappresenta un vero e proprio indotto che ha fruttato solo ai comuni 654 milioni di euro, che verranno impiegati in parte per migliorare l’efficienza del servizio di smaltimento ed eventualmente abbassare la tassa sui rifiuti.

Le aree di interesse primario sulla quale il processo produttivo dovrà essere riadattato al fine di migliorare il riutilizzo dei materiali sono quello alimentare, delle plastiche, degli imballaggi, delle batterie e dei materiali da costruzione. A queste, si aggiungono in particolar modo l’elettronica e l’area del tessile, i cui materiali in Europa sono riciclati soltanto all’1%.

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Iren e il business sul riciclo dei rifiuti

Il riciclo dei rifiuti è un business concreto anche per le aziende impegnate nel settore delle energie rinnovabili. È un esempio Iren, la compagnia italiana che distribuisce elettricità principalmente da fonti idroelettriche, termiche e soprattutto idrogeno, di cui farà il suo punto focale nella strategia dedicata all’utilizzo del riciclo come fonte di approvigionamento. Questo è ciò che prevede uno dei progetti in corso, nell’ottica di accelerare lo sviluppo nell’utilizzo di questo gas, per favorire la decarbonizzazione della sua filiera produttiva. Questo accade in particolar modo in Piemonte, regione in cui l’azienda sta mettendo a punto un sistema per produrre idrogeno grazie ai rifiuti, per mezzo dell’energia elettrica prodotta dal termovalorizzatore del Gerbido, situato alle porte di Torino.

I termovalorizzatori producono sia calore che energia elettrica, questa può alimentare gli elettrolizzatori che producono idrogeno, amplificando l’effetto ecologico del processo dello smaltimento dei rifiuti di cui il termovalorizzatore contribuisce almeno per il 50% essendo l’energia da esso prodotta rinnovabile data la percentuale della componente organica dei rifiuti in ingresso. Un’altra potenzialità per l’utilizzo dell’idrogeno è la possibilità di trasformare l’anidride carbonica, utilizzandola al fine di creare un ecosistema circolare nel quale la filiera produttiva dell’azienda, possa autoalimentare una parte importante del proprio fabbisogno energetico.

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Analisi tecnica Iren

Dal punto di vista tecnico le quotazioni Iren si trovano oggi vicino ai massimi di fine 2017 ai 2,56 euro. Il trend rialzista iniziato a partire dalla chiusura del 25 marzo 2021 quando il prezzo è arrivato a quota 2,29 euro ha raggiunto il suo massimo relativo il 14 giugno a 2,67 euro, con un incremento del 17% in soli tre mesi.

Attualmente il prezzo si trova nella parte alta del range di prezzo tra i 2,55 e i 2,42 euro, all’interno del quale, dal 23 giugno stanno avvenendo gli scambi, con spunti in ottica di breve termine, con la quale è possibile sfruttare in controtendenza gli estremi di prezzo verso obbiettivi tra l’80 e il 50% del range, in coincidenza con una media mobile a 14 periodi giornalieri.

Le informazioni presenti in questo articolo non sono da intendersi come un invito all’investimento né alla speculazione.

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