Internet 2.0, una società di sicurezza informatica australiana che collabora con il governo federale USA, ha rivelato come la Cina utilizzi gli attacchi informatici per intimidire i governi.
Quale giorno dopo che il Primo Ministro Scott Morrison aveva espresso dubbi sulle indagini fatte dal OMS in Cina, chiedendo un’indagine internazionale indipendente sulle origini del coronavirus, migliaia di bot avevano scansionato i siti internet australiani alla ricerca di potenziali vulnerabilità. Questo è quanto afferma l’amministratore delegato di una importante azienda nel settore informatico australiano, che ha fatto emergere quali conseguenze possano esserci per i governi che si trovano eccessivamente coinvolti negli affari di politica estera o interna di Pechino.
Dalla guerra commerciale avviata dall’amministrazione Trump nel 2018, le conseguenze continuano oggi a rappresentare quello che sarà il futuro delle guerre tra le nazioni più economicamente sviluppate. Il deterrente nucleare e l’annullamento reciproco, considerando anche solamente l’uso di armamenti convenzionali, è troppo grave per lo scoppio di un conflitto che coinvolga direttamente le forze armate.
Le ritorsioni a catena in ambito commerciale, i dazi doganali, con l’incremento dei prezzi e i rallentamenti produttivi costituiranno le armi del futuro, verranno usate a scopo intimidatorio e per la risoluzione arbitraria delle dispute tra i paesi. A questo si aggiungeranno gli attacchi informatici in grado di mettere a repentaglio l’economia e il funzionamento delle infrastrutture strategiche comprese quelle istituzionali.
Cina fa guerra all’Australia con i bot e gli attacchi informatici?
Le scansioni da parte di centinaia di bot precedentemente tenute nascoste, sono state seguite da più palesi e diretti attacchi informatici, che si sono riverberati sull’Australia e in particolare sulla rete di posta elettronica parlamentare, i dipartimenti della difesa e della salute, nonchè quello di meteorologia. Sono stati colpiti anche i dipartimenti ministeriali, tra cui quello dell’istruzione e della finanza.
Nonostante gli esperti informatici siano riusciti a risalire alla provenienza degli attacchi, che hanno avuto origine dal territorio cinese, Pechino ha negato qualsiasi coinvolgimento. In tutto il mondo la sicurezza informatica è diventato un tema centrale da cui dipende oggi la sicurezza nazionale. Tramite internet è possibile colpire singoli individui, aziende, così come istituzioni. Internet e la cultura informatica è diffusa in modo omogeneo in tutti i paesi sviluppati. Oggi nessuno ha una superiorità tecnologica o tecnica tale da evitare di essere vulnerabile.
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Quella australiana è oggi l’economia più dipendente dalla Cina
L’Australia è oggi l’economia più dipendente dalla Cina. Sebbene l’amministratore delegato dell’azienda australiana abbia rifiutato di attribuire al governo cinese l’origine degli attacchi, ha affermato anche che data la natura e l’importanza delle risorse impiegate, è difficile che esistano molti attori privati in grado di impegnarsi in una attività del genere.
Pechino ha oggi a disposizione un esercito specializzato in attività di intrusione e difesa informatica. Un esercito informatico al momento al di fuori della vicenda. Almeno finché non si avranno prove certe.
Secondo il ministero degli esteri cinese, Pechino non ha mai fatto resistenza a indagini circa le origini del Covid. Semmai è vittima delle interferenze straniere, che corso degli anni ha subito da parte degli Stati Uniti e dai paesi alleati. L’Australia ha negli anni accresciuto enormemente la struttura legislativa atta a frenare l’influenza cinese in ambito economico, soprattutto per quanto riguarda le acquisizioni di infrastrutture critiche. L’Australia per esempio è stato il primo paese a vietare a Huawei Technologies e ZTE Corp di presentare offerte finalizzate a installare i loro servizi sulla rete nazionale.
La posizione dell’Australia a regione della la sua partnership strategica con gli Stati Uniti compete per evitare di soccombere all’influenza politico economica cinese in Asia. Per questo motivo la tendenza nei rapporti diplomatici non può che rimanere quella del reciproco sospetto. La Cina si sente messa in discussione sul piano politico e dei diritti civili. Dalla sua parte ha l’indotto economico che è in grado di alimentare a Canberra. Soltanto gli introiti derivanti dal turismo e gli studenti cinesi che vanno a studiare nelle università private australiane sono state per il paese nel 2019 pari a 22 miliardi di dollari.