Siamo in piena campagna elettorale, in vista delle elezioni di settembre, e la proposta di Berlusconi sull’aumento pensioni a 1000 euro fa acqua da tutte le parti.
Il centro-destra compatto e coeso spara a raffica una serie di proposte che sembrano estremamente allettanti, come la flat Tax di Salvini al 15% e l’aumento pensioni a 1000 euro di Berlusconi.
Sebbene queste proposte possono sembrare estremamente interessanti, c’è un piccolo particolare: i leader politici di centro-destra non motivano le loro proposte.
In sostanza, la flat tax al 15%, proposta da Salvini, continua ad essere menzionata dal leader della Lega, pur non essendo stata inserita all’interno del programma elettorale. Inoltre, il leader del Carroccio non ha spiegato in che modo e con quali coperture intende applicare questa riforma fiscale.
Lo stesso discorso vale anche per la proposta avanzata da Silvio Berlusconi, in merito all’ aumento pensioni a 1000 euro. In più occasioni, il Cavaliere ha parlato di un aumento delle pensioni minime, che saranno portate a €1000, anche per coloro che non hanno mai versato contributi.
Ma, anche in questo caso, non sono state giustificate le proposte e l’ex Premier non ha spiegato in che modo intende coprire questa misura economica.
Gli economisti Boeri e Perotti hanno smontato pezzo per pezzo la proposta di Berlusconi, dimostrando che si tratta di pura propaganda elettorale, priva di fondamenta.
Secondo quanto dichiarato dagli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti la promessa di aumentare le pensioni a €1000 avanzata da Silvio Berlusconi è inapplicabile. Di fatto, una manovra economica di questo tipo prevedrebbe un esborso da parte dell’INPS di miliardi di euro.
Si tratta di cifre estremamente altre che potrebbero essere ottenute dalla rimodulazione del reddito di cittadinanza. Secondo quanto dichiarato dagli economisti: “Berlusconi e i suoi consulenti fingono di avere una soluzione semplice e ovvia. Tra l’altro, sulla carta lo strumento per togliere il RdC a chi rifiuta una ragionevole offerta di lavoro alla sua portata esiste già, ma ha portato sin qui a sanzioni (non alla cancellazione del sussidio!) in non più di un centinaio di casi: questo proprio perché decidere chi può lavorare e chi no non è affatto semplice, e si presta a un contenzioso senza fine. Una seconda fonte di coperture verrebbe da una revisione della spesa (cioè un taglio della spesa pubblica “inutile”) di 10 miliardi”.
In sostanza, stando a studi recenti, la proposta di aumentare le pensioni ad un valore di €1000 prevedrebbe per lo Stato un costo pari a 33 miliardi di euro. Dopotutto, l’aumento coinvolgerebbe circa 6 milioni di cittadini italiani.
Le motivazioni avanzate da alcuni esponenti di centro-destra parlano di un recupero di circa 20 miliardi di euro, che deriverebbero dalle revisioni delle spese fiscali. Ci stiamo riferendo a tutte quelle detrazioni, deduzioni e riduzioni di aliquota d’imposta indirizzate ad alcune categorie di utenti o per spese specifiche.
Dunque, si tratta di un progetto che non potrà essere realizzato. Poiché, aumentare le pensioni a 1.000 euro, significherebbe privare di una serie di diritti alcune categorie di persone, che sono già in una condizione svantaggiata.
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