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Aumento in bolletta del 5%, ad ottobre: ma il paragone con gli altri Paesi è impietoso

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Per il mese di ottobre è previsto un aumento in bolletta del 5%, che è nettamente inferiore rispetto a quanto previsto un mese fa.

Sebbene l’aumento in bolletta previsto per i consumi di ottobre sarà nettamente inferiore rispetto a quanto previsto un mese fa, resta impietoso il paragone con gli altri paesi europei.

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A settembre si era previsto un aumento in bolletta, per gli ultimi mesi del 2022, che avrebbe toccato quota 70%. Per questo motivo, si era deciso di intervenire introducendo un nuovo meccanismo, che prevedesse l’aggiornamento tariffario mensile e non trimestrale.

Questo cambiamento è avvenuto in concomitanza con il calo del prezzo del gas. Per questo motivo, gli aumenti previsti in bolletta per il mese di ottobre 2022 saranno pari al 5% e non al 70%.

A comunicare tali dati è l’ANSA, che ha ascoltato il presidente di Nomisma energia, Davide Tabarelli, che giovedì prossimo comunicherà l’aggiornamento delle tariffe alle famiglie del mercato tutelato.

Aumento in bolletta del 5%: una boccata d’ossigeno per famiglie e imprese

Per fortuna l’aumento in bolletta previsto per i consumi di ottobre sarà decisamente inferiore rispetto a quelli preventivati a settembre. Famiglie e imprese, infatti, per la bolletta di ottobre, dovranno fare i conti un aumento in bolletta del 5%, a fronte del 70% di aumenti preventivato a settembre.

Questa significativa differenza di cifre è legato a due fattori: la riduzione delle quotazioni del gas, che sono scese sotto i 100 euro, e il cambiamento del meccanismo di adeguamento tariffario.

Così come confermato da Nomisma energia, se fosse stato conservato il vecchio meccanismo di adeguamento trimestrale delle tariffe di luce e gas “a fine settembre avremmo avuto un aumento anche del 200%”.

Tuttavia, nonostante queste buone notizie, resta il fatto che, rispetto agli altri paesi europei, alberghi, bar ristoranti e negozi alimentari italiani si trovano a fronteggiare costi energetici decisamente più alti.

Il meccanismo dell’adeguamento tariffario

Il nuovo meccanismo del adeguamento tariffario ha introdotto un importante vantaggio per i consumatori. Di fatto, da 2013, le società energetiche adeguavano le tariffe del gas con cadenza trimestrale. Ma per venire incontro ai consumatori, si è deciso di modificare tale meccanismo effettuando l’adeguamento delle tariffe con cadenza mensile.

Questa scelta si è rivelata vincente e, così come rivelato da Tabarelli: “se l’aggiornamento fosse stato fatto con il vecchio meccanismo, a fine settembre avremmo avuto un aumento anche del 200%.

L’aggiornamento tariffario con cadenza mensile interessa le famiglie che operano ancora nel mercato di tutela. Si tratta di circa 7,3 milioni di utenze, su un totale di oltre 20 milioni. Ciò vuol dire che beneficeranno di questo nuovo meccanismo oltre il 35% delle utenze domestiche.

“Quella dell’Arera è stata una scelta azzeccata.  Forzata dal cataclisma che è arrivato dai mercati e dall’esigenza dell’Autorità di intervenire. Ed è stato anche un colpo di fortuna poiché il caso ha voluto che il nuovo meccanismo entra in vigore proprio mentre c’è il calo”.

Così come confermato dal Presidente di Nomisma energia, se il cambiamento del meccanismo fosse avvenuto con un trimestre di ritardo (ovvero a gennaio), avremmo assistito ad una vera catastrofe, con un balzo del 200%.

Uno sguardo all’estero

Sebbene le notizie che ci giungono dal Presidente di Nomisma energia siano estremamente positive, c’è un’ombra che spegne la luce di alberghi, bar, ristoranti e negozi alimentari italiani.

Di fatto, in base a un’analisi condotta da Confcommercio- Nomisma è emerso che le attività commerciali, in Italia, devono farsi carico di costi energetici notevolmente più elevati rispetto ai loro colleghi europei.

A conti fatti, alberghi, bar, ristoranti e negozi alimentari, in Italia, hanno una spesa elettrica mediamente superiore al 27% rispetto alle imprese spagnole. E addirittura il 70% rispetto a quelle francesi.

In tal caso, torna utile il dato relativo alle risorse economica stanziate dei singoli paesi nel 2022 per fronteggiare i rincari energetici.

È davvero curioso scoprire che l’Italia è al primo posto, con quasi 60 miliardi di euro, ovvero il doppio rispetto alla Spagna e alla Francia. In sostanza, l’Italia è il paese che ha speso di più in termini di risorse per fronteggiare rincari energetici. Eppure le bollette elettriche sono decisamente più elevate rispetto agli altri due paesi.

Perché accade ciò?

In base a quanto si legge dallo studio condotto da Confcommercio:

“Scontiamo, evidentemente, l’errore di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. Scontiamo, ancora, i troppi ‘no’ preconcetti e l’ipertrofia burocratica che, ad ogni passo, blocca decisioni e realizzazioni. Servono, invece, pragmatismo e realismo per gestire – in Europa e nel nostro Paese – il processo di transizione energetica all’insegna della convergenza necessaria tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale”.

Floriana Vitiello

Aspirante giornalista. Si occupa della stesura di articoli per il web da oltre 5 anni. La scrittura è la sua più grande passione. Dopo diversi progetti editoriali in veste di Ghostwriter, approda su Trading.it e si dedica all’elaborazione di testi riguardanti pensioni, fisco e tasse. Impegnata in diversi progetti editoriali.

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