Atlantia è una società appartenente all’universo della famiglia Benetton e che, ormai da diversi decenni, riveste un ruolo fondamentale nel settore delle infrastrutture di trasporto, a livello mondiale. Vediamo come è strutturata la politica dei dividendi del gruppo ed una interessante opportunità di acquisto che potrebbe concretizzarsi sul titolo azionario, suggerita dall’analisi tecnica.
Atlantia S.p.a. è un gruppo societario, leader mondiale nel settore delle infrastrutture di trasporto autostradali ed aeroportuali. Precisamente, Atlantia è la denominazione della holding, ovvero della società capogruppo, il cui capitale sociale è posseduto per una quota del 30% dalla famiglia Benetton. Alti azionisti di particolare rilevanza sono GIC PTE, fondo sovrano di Singapore (8,29%), HSBC holdings (5,01%), Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (4,54%). Lo 0,94% del capitale è costituito da azioni proprie, ovvero azioni acquistate dalla stessa società, e il restante 50,98% è rappresentato dal flottante, ovvero la parte del capitale sociale effettivamente in circolazione sul mercato azionario e disponibile per la negoziazione.
Atlantia S.p.a., infatti, è quotata nella Borsa di Milano e le sue azioni fanno parte del Ftse Mib, l’indice principale di Piazza Affari, composto dai titoli azionari delle 40 società con maggiore capitalizzazione di mercato (prezzo di mercato * numero di azioni in circolazione).
L’amministratore delegato di Atlantia è, dal 13 gennaio 2020, Carlo Bertazzo, manager 54enne che ha svolto tutta la propria carriera in società del gruppo Benetton.
Il nome di Atlantia deriva da Atlante, ovvero colui al quale, secondo la mitologia greca, Zeus aveva ordinato di sostenere il peso della volta celeste. Questa denominazione richiama, perciò, i valori di globalità, forza, solidità e responsabilità che guidano l’attività del Gruppo.
Le origini storiche di Atlantia
La prima versione dell’odierna Atlantia S.p.a. risale al 1950, quando nasce la Società Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.a., per iniziativa dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), una società di diritto pubblico fondata dal regime fascista. Nel 1956 viene firmata la Convenzione tra ANAS e Autostrade, in base alla quale quest’ultima si impegna a co-finanziare, costruire e gestire l’Autostrada del Sole tra Milano e Napoli, inaugurata nel 1964.
Nel 1999 Società Autostrade viene privatizzata. Dunque, il controllo della società passa dall’IRI ad una cordata di azionisti guidata da Edizione Srl, società controllata dalla famiglia Benetton, attiva in diversi settori, che variano dalle infrastrutture di trasporto all’abbigliamento, dalla ristorazione veloce alle infrastrutture digitali ed anche il settore immobiliare e agricolo. I Benetton sono una famiglia di imprenditori trevigiani, tra i più importanti d’Italia, i cui capostipiti sono Luciano, Giuliana, Carlo e Gilberto.
Nel 2003 le attività in concessione vengono separate dalle attività non autostradali e nasce Autostrade per l’Italia S.p.A., alla quale le attività di concessione vengono conferite da Autostrade S.p.a. che la controlla al 100%. Nel 2007, Autostrade assume la denominazione di Atlantia S.p.a., dopo apposita deliberazione del Consiglio di Amministrazione.
A partire dal 2005, Atlantia ha iniziato un processo di diversificazione geografica, acquisendo la gestione di circa 2.000 km di autostrade a pedaggio in Brasile, Cile, India e Polonia.
La cessione di Autostrade per l’Italia S.p.a.
Dopo 22 anni, precisamente il 31 maggio 2021, la gestione delle infrastrutture autostradali italiane viene resa nuovamente pubblica. In tale data, infatti, l’Assemblea dei soci di Atlantia ha deliberato la vendita di Autostrade per l’Italia ad una cordata guidata da Cassa Depositi e Prestiti, un’istituzione finanziaria pubblica, costituita sotto forma di società per azioni e controllata per circa l’83% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per circa il 17% da diverse fondazioni bancarie.
L’operazione è stata approvata dall’assemblea con il voto favorevole di un numero di soci che rappresenta una quota dell’88,06% del capitale sociale. Il valore complessivo dell’operazione è stato di 9,3 miliardi di euro.
I numeri del gruppo Atlantia e la politica dei dividendi
Atlantia è titolare di infrastrutture autostradali ed aeroportuali in 11 diversi Stati: Italia, Francia, Polonia, Spagna, Regno Unito, Brasile, Argentina, Cile, Colombia, Porto Rico, India. Inoltre, fornisce servizi per la mobilità in 24 Paesi. In particolare, il gruppo gestisce oltre 12.000 chilometri di autostrade a pedaggio, gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino in Italia e tre aeroporti francesi: Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez.
Nel 2020, è stato registrato un fatturato di 8.3 miliardi di euro e un EBITDA (ovvero l’utile derivante dalla gestione caratteristica, quindi al lordo di interessi, tasse, ammortamento e svalutazione) di 3.7 miliardi di euro. Bisogna considerare che, nel 2020, i risultati sono stati penalizzati dalle restrizioni agli spostamenti, imposte dai governi per limitare la diffusione del Covid-19.
Il Gruppo Atlantia ha 31.000 dipendenti complessivi e si impegna ad operare secondo principi ambientali, etici e di governance conformi ai più elevati standard internazionali.
Grazie alla liquidità generata dalla vendita di Autostrade per l’Italia, Atlantia ha annunciato che tornerà a distribuire dividendi nei prossimi esercizi. In particolare, il piano di distribuzione dei dividendi per gli esercizi 2021-2023, che verrà sottoposto all’approvazione degli azionisti nell’assemblea di approvazione del bilancio di esercizio 2021 (quindi, ad aprile 2022), prevede quanto segue: distribuzione di circa 600 milioni complessivi con riferimento agli utili del 2021, con una crescita annua della cedola stimata tra il 3% e il 5% per i due esercizi successivi. Inoltre, la società ha reso noto di voler ripartire la distribuzione del dividendo in due tranche semestrali, a partire dall’acconto di novembre 2022, che sarà determinato in base alla situazione contabile al 30 giugno 2022.
Atlantia: quali prospettive per il titolo a Piazza Affari?
Osservando il grafico del titolo Atlantia su timeframe settimanale, è possibile evidenziare una situazione potenzialmente molto interessante. Dopo il forte ribasso che ha colpito il titolo tra la metà di febbraio e la metà di marzo 2020, quindi in corrispondenza dello scoppio della pandemia da Covid-19, il mercato ha sviluppato una fase di trading range che, secondo la teoria classica dell’analisi tecnica, ha creato una figura nota come “triangolo ascendente”, caratterizzata da massimi posizionati all’incirca sullo stesso livello e minimi crescenti. E’ possibile notare come la progressiva salita dei minimi sia più ripida rispetto ai massimi che tendono, invece, a sviluppare un andamento più laterale. I massimi più recenti della figura, inoltre, sono posizionati sul livello di resistenza in area 16,75 euro che, in precedenza, aveva assunto il ruolo di supporto, respingendo un tentativo di ribasso delle quotazioni.
Questa figura viene, solitamente, inserita nella categoria delle figure bilaterali, ovvero configurazioni la cui rottura può avvenire sia al rialzo che al ribasso. In questo caso, però, il contesto fondamentale suggerisce una maggiore probabilità di rialzo delle quotazioni, quindi sarebbe preferibile, almeno in ottica di medio-lungo termine, valutare solo operazioni long. A meno di inaspettate (considerando il progresso della campagna vaccinale) nuove ondate della pandemia, infatti, non dovrebbero più esserci forti restrizioni agli spostamenti e, dunque, gli utili di Atlantia dovrebbero tornare, nei prossimi esercizi, sui livelli pre-pandemia.
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Per il titolo quotato a Piazza Affari l’aspettativa è la stessa, ovvero che il prezzo sia in grado di recuperare le perdite causate dalla pandemia e di tornare in area 22 euro, interessante livello dove posizionare il take profit. Per avere, però, una conferma di questo scenario ed evitare entrate a mercato troppo affrettate, è necessario attendere il deciso breakout, in chiusura di una candela settimanale, della resistenza dei 16,75 dollari. Solo in questo caso, sarà possibile impostare un’operazione di acquisto per cercare di speculare sul movimento di completo riassorbimento del ribasso che ha avuto luogo tra febbraio e marzo 2020.