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Borsa e Mercati

Importazioni e asset allocation: le materie prime e il nuovo rischio OGM

Conoscere le attuali dinamiche del mercato non può prescindere da quelli che saranno gli effetti delle difficoltà dirette o indirette delle importazioni.

Ciò che avviene oggi tra i maggiori produttori europei e italiani è il sintomo dei timori dei blocchi delle importazioni e dei tradizionali canali di approvvigionamento.

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La preoccupazione più attuale è rivolta ai cereali come il mais. I cerealisti italiani hanno chiesto di derogare per sei mesi gli attuali vincoli comunitari su ogm e pesticidi. Questo consente di importare il mais da USA e Argentina sopperendo alle ripercussioni che la crisi Russo Ucraina rischia di provocare nella catena di approvvigionamento dell’industria alimentare e mangimistica italiana. Il paese è uno dei principali fornitori di grano tenero, mais, farina di girasole. Le importazioni da queste origini sono limitate dalle caratteristiche qualitative richieste dalla legislazione comunitaria. Negli Stati Uniti la limitazione deriva dalle varietà Ogm, mentre per l’Argentina dai limiti massimi dei residui di pesticidi che ne impediscono la commercializzazione in Europa.

Le economie europee hanno messo in evidenza durante la crisi del 2020 quali settori sono stati in grado di rimanere competitivi ed eccellere sul mercato. Nel caso italiano è il settore agroalimentare, arrivato in maggior numero sulle tavole di tutto il mondo. L’effetto della pandemia, nei due anni tra 2020 e 2021, ha consentito al nostro agroalimentare di incrementare le vendite aumentando la qualità dei prodotti nelle tavole europee.

Importazioni: il settore alimentare e le materie prime

Oggi questa preferenza rischia di venire compromessa dalla mancanza di alternative ad alcuni alimenti che provenienti dalle rotte commerciali del mar Nero e mar d’Azov. Le scorte a disposizione sul territorio del nostro Paese non potranno sostenere a lungo il mancato approvvigionamento dall’Ucraina.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia aggiunge un nuovo e sgradito elemento geopolitico alla sfida dell’inflazione. Da marzo 2020 ad oggi sono stati mossi oltre 30 mila miliardi di dollari a livello mondiale tra stimoli fiscali e monetari. Una quantità enorme di denaro che ha sostenuto l’economia, ma anche pesato sui prezzi finali. Questo aumenta l’importanza degli investimenti sulle materie prime. La strategia vincente è oggi quella di una buona diversificazione su metalli preziosi e ferrosi nonché sulle materie prime di tipo energetico.

La risposta politica data dalle sanzioni di ampio respiro contro la Russia implica che il relativo impatto economico sia destinato a perdurare nel tempo. Nel 2022 Le materie prime sono altresì esposte al tema più a lungo termine della transizione verso un’economia elettrificata e a zero emissioni nette. Prima che le energie alternative inizino a essere utilizzate su vasta scala, il prezzo delle materie prime energetiche legate ai carburanti fossili continuerà a rimanere elevato. È inoltre probabile che cresca la domanda di metalli preziosi e di quelli industriali, necessari per costruire le infrastrutture per le energie rinnovabili nonché le batterie e gli hardware del comparto auto.

Russia, Ucraina e le esportazioni mondiali di grano, quali effetti sull’Italia?

Importazioni: alluminio, palladio, platino, nichel e rame

La Russia è anche un grande fornitore a livello mondiale di alluminio, al momento già scarseggiante, nonché di una quota rilevante di metalli come palladio, platino, rame e nichel. La domanda globale di nichel, secondo le proiezioni degli analisti raggiungerà 3,4 milioni di tonnellate nel 2024. Una crescita rispetto ai livelli attuali di circa il 35%. Al momento questa materia prima è utilizzata per il 70% dalle industrie che producono acciaio inossidabile, mentre per la produzione di batterie a livello globale ne utilizza meno del 10%.

Nel corso dei mesi a venire le sanzioni e i disordini potrebbero limitare la fornitura di queste materie prime. Già prima degli eventi della scorsa settimana, e per svariati motivi, le materie prime rappresentavano un tema importante ai fini dell’asset allocation. L’importanza della Russia è centrale per i mercati globali dell’energia e dell’alluminio, di cui Russia e india sono i maggiori produttori al mondo.

I prezzi delle materie prime, oggi correlati direttamente all’inflazione, tendono ad aumentare pericolosamente in un contesto caratterizzato da una crescita economica bassa o in rallentamento.  L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia inasprirà con tutta probabilità la situazione sul fronte della crescita e, in misura ancora maggiore, dell’inflazione.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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