L’assegno sociale deve essere riconosciuto anche laddove l’assegno di mantenimento sia da considerarsi inadeguato per comportamento del percettore. La sentenza che respinge la tesi dell’Inps e accorda il sostegno economico ad un pensionato.
Come abbiamo già avuto modo di notare più volte, i provvedimenti della Cassazione – al di là delle situazioni concrete su cui intervengono – molto spesso sono utili per le massime e per i principi di diritto che sono affermati al loro interno. Essi infatti aiutano ad orientarsi in tanti casi simili a quelli di fatto decisi da questo giudice.
Pensiamo ad uno degli ultimi provvedimenti della Suprema Corte, la quale ha stabilito che l’assegno sociale spetta anche se l’assegno di mantenimento è apparentemente inadeguato. Ebbene sì, la puntualizzazione della Corte è di assoluto rilievo, posto che il ridotto importo dell’assegno di mantenimento non può essere fondamento della prova dell’assenza dello stato di bisogno economico. In breve, ciò non può condurre al negare i presupposti di accesso all’assegno sociale.
Di riferimento è la sentenza n. 23305 di pochi giorni fa, con la quale il giudice di legittimità ha accolto il ricorso di un cittadino contro l’istituto di previdenza sociale. Vediamo perché questo provvedimento è così importante.
In un primo tempo l’Inps non aveva concesso l’assegno sociale ad un pensionato, appellandosi al fatto di una sostenuta autosufficienza economica per aver il cittadino stesso acconsentito, in sede di separazione, al versamento di un assegno di mantenimento considerato ‘inadeguato’ rispetto ai redditi collegati all’ex moglie.
Nei fatti il ricorso di un pensionato aveva a che fare con il no dell’Inps ad accordare l‘assegno sociale in quanto, in base al ragionamento dell’ente di previdenza, l’uomo aveva rinunciato ad un assegno di mantenimento, in ambito di separazione consensuale, che fosse da considerarsi ‘adeguato’. Il pensionato aveva infatti accettato il pagamento di una somma mensile dall’ex moglie pari a soli 150 euro, rispetto ai 950 euro mensili dalla donna incassati a titolo di pensione.
Per l’istituto di previdenza quello del pensionato era da ritenersi un comportamento contrastante con il diritto a percepire l’assegno sociale. Ciò in quanto l’uomo, accettando l’esiguo assegno di mantenimento, avrebbe di fatto ‘trasferito’ alla collettività l’obbligo di mantenimento, dal quale emergeva peraltro la mancanza dello stato di bisogno economico. È proprio quest’ultimo è requisito indispensabile per ottenere l’assegno sociale. La Corte ha però dato ragione al pensionato, respingendo la tesi Inps.
Di tutt’altro avviso la Suprema Corte, per la quale già valeva e vale tuttora un indirizzo consolidato. Infatti questo giudice si era già espresso con nettezza in passato proprio sul rapporto tra assegno sociale e assegno di mantenimento. La Corte aveva in particolare affermato che, ai fini della concessione dell’assegno sociale, non è decisivo il comportamento dell’interessato, né peraltro può aver peso un certo processo interpretativo che metta in discussione lo stato di bisogno – in base alle scelte di vita del percettore.
La Cassazione ha spiegato infatti che, se così non fosse, sarebbero disapplicati i principi costituzionali che sorreggono tutto l’impianto di sicurezza sociale, in cui è compreso anche l’assegno sociale in oggetto. D’altronde, spiegò la Corte l’anno scorso, l’intervento pubblico mirato a sostenere i bisognosi non ha e non può avere un carattere meramente sussidiario.
Ricordiamo inoltre che l‘assegno sociale – che nel 1996 prese il posto della pensione sociale – altro non è che una prestazione economica, versata su domanda, rivolta ai cittadini italiani e stranieri in stato economico di disagio e con redditi al di sotto delle soglie previste ogni anno dalle norme di legge.
La sentenza della Corte di Cassazione è dunque molto importante per comprendere i risvolti del rapporto tra assegno sociale e assegno di mantenimento. Proprio la Corte ha avuto modo di sottolineare che la sola condizione prevista dalle norme di legge in materia – per l’attribuzione dell’assegno sociale – è rappresentata dall’avere un reddito al di sotto di una certa soglia stabilita ogni anno.
Anzi il provvedimento della Corte intende salvaguardare i principi costituzionali di uguaglianza sostanziale e sicurezza sociale e il rilievo del diritto alla salute. In particolare, la Cassazione ha ribadito il principio per cui, ai fini dell’attribuzione dell’assegno sociale, lo ‘stato di bisogno economico’ non può essere rilevato da quelle che sono le scelte di volontà del richiedente la prestazione. Ovvero: la mancata concessione dell’assegno sociale non può dipendere dal fatto che un pensionato non abbia conseguito, in sede di separazione consensuale, un assegno di mantenimento da considerarsi di importo ‘adeguato’ o comunque proporzionato al reddito dell’ex coniuge.
Perciò l’assegno sociale, secondo la Suprema Corte, deve essere comunque versato da parte dell’Inps, essendo la sua tesi respinta da questo giudice.
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