Nel 2022 ci sono alcuni individui che perderanno il diritto a ricevere l’assegno di reversibilità: ecco chi sono e cosa è previsto per loro.
L’assegno di reversibilità, o assegno ai superstiti, è un particolare contributo erogato dall’INPS all’erede diretto di un defunto che percepiva un assegno previdenziale. I requisiti di accesso sono vari: in genere esso spetta al coniuge ancora in vita. Numerosi sono, però, anche i motivi per il quale si perde il diritto alla sua recezione.
Nel 2022, infatti, vi saranno diversi individui che lo perderanno: ma per quale ragione? Scopriamo insieme il motivo di tale decisione, chi saranno i soggetti colpiti e cosa è previsto per loro.
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Nel 2022 numerosi individui perderanno il contributo mensile erogato in loro favore dall’INPS come assegno di reversibilità. Questo perché in questo nuovo anno l’Istituto farà partire dei controlli nei confronti di coloro che lo percepiscono: lo scopo è di verificare la sussistenza dei requisiti d’accesso.
Alcuni avvenimenti nella vita dei beneficiari, infatti, potrebbero far sì che si perda il diritto alla ricezione di tale sussidio: un nuovo matrimonio, l’entrata nell’età pensionistica, una pensione di invalidità, tutti elementi che fanno sì che i requisiti di accesso vengano meno. Scopriamo insieme nel dettaglio chi sono gli individui che perderanno l’assegno di reversibilità nel 2022, per quale motivo e quali sono tutti gli avvenimenti che possono far perdere il diritto.
A partire dal 2022 coloro che possono contare su un’entrata mensile perderanno il diritto a ricevere l’assegno di reversibilità. A partire da quest’anno, infatti, anche coloro che hanno figli nel nucleo familiare che lavorano, che percepiscono pensione o se il titolare dell’assegno ha una retribuzione da lavoro anche minima.
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La sospensione o l’interruzione di tale diritto, tuttavia, è legata a una cifra: qualsiasi entrata mensile che sia superiore a 620,25 euro al mese implica la fine dell’erogazione di tale contributo. Questa somma, infatti, corrisponde alla maggiorazione del 30% dell’ammontare del trattamento minimo previsto dal Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti.
Dunque, ad esempio, secondo quanto comunicato dall’INPS conservano il diritto a percepire il contributo di reversibilità il figlio o il coniuge superstite che percepisce redditi da lavoro inferiori a tale cifra. In caso contrario, entro pochi giorni vi sarà la sospensione o la revoca definitiva del trattamento.
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