Vi possono essere alcuni casi in cui si può rischiare di veder revocato l’assegno ordinario di invalida: di cosa si tratta e i dettagli
Attenzione comprensibilmente sempre molto alta, da parte di molti, quando si affrontano temi che hanno a che fare con discorsi inerenti a tematiche economiche, ancor di più e a maggior ragione quando l’argomento riguarda misure economiche e prestazioni previdenziali, come nel caso dell’assegno ordinario di invalidità.
Si tratta di una misura molto importante, come ben noto, ma in quali casi si può rischiare la revoca?
La suddetta prestazione previdenziale è riconosciuta a quei lavoratori cui è stata accertata e riconosciuta una perdita della capacità lavorativa maggiore di due terzi. Si tratta di una prestazione che ha durata triennale e che può essere rinnovata a domanda. In seguito al terzo rinnovo, l’assegno ordinario di invalidità viene confermato in modo automatico.
Tuttavia, va ricordato che INPS ha la possibilità di procedere ad ulteriore revisione. Tale argomento è oggetto di un approfondimento da parte di Money.it, che a tal riguardo risponde ad un domanda di un lettore, il quale spiega di essere titolare del suddetto assegno ordinario di invalidità permanente per un periodo di tempo di oltre 10 anni e che lo ha visto revocato a gennaio 2022.
Il lettore spiega che non vi sarebbe apparente motivo, di aver controllato e di essersi informato anche al patronato che ne ha confermato la revoca.
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Assegno ordinario di invalidità e rischio revoca: le possibili motivazioni
Tema dunque di grande interesse, quello relativo alle misure economiche e prestazioni previdenziali, come nel caso dell’assegno ordinario di invalidità che, come detto, in taluni casi e al presentarsi di determinate condizioni potrebbe essere revocato.
Ad approfondire il tema è Money.it che menziona la domanda di un lettore, come sopra indicato, il quale sembrerebbe aver avuto proprio revocato il proprio assegno, a quanto si legge.
Tale revoca da parte di INPS scatta nel momento in cui vengono meno i requisiti che hanno portato al diritto della prestazione stessa; nel caso in cui il titolare dell’assegno in questione recupera e riacquista la capacità lavorativa, il beneficio deve essere revocato.
Inoltre, spiega Money, la sospensione della misura può avvenire anche nel momento in cui INPS proceda alla convocazione del titolare dell’assegno per una visita di revisione, nel caso in cui quest’ultimo non si presenti. La sospensione sarà dal primo giorno del mese seguente a quello della mancata visita.
Al di là di tutto, però, rispetto alla sospensione del pagamento, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale deve fare richiesta di una visita di revisione. In tal senso, rispetto al caso del lettore, viene spiegato che nel caso in cui non avesse ricevuto la relativa convocazione per constatare un eventuale miglioramento delle condizioni di salute o a cui non si presentato, si può fare ricorso amministrativo.
Il ricorso porta l’INPS a compiere una nuova verifica medico – legale al fine di verificare che vi sia ancora o meno il requisito sanitario legato al diritto del godimento dell’assegno.
Nel caso in cui non si abbia risposta entro 90 giorni dalla presentazione del ricorso, quest’ultimo va inteso come rigettato e il titolare può rivolgersi al Tribunale. In caso di giudizio positivo per il titolare, il ripristino dell’assegno partirebbe dalla data della revoca, e il titolare stesso avrebbe diritto a ricevere gli arretrati che non stati percepiti.
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Va però detto che nel caso in cui il ricorso eventuale venisse rigettato e quindi nel caso in cui fosse confermata la revoca fatta da INPS, il ricorrente potrebbe ritrovarsi a pagare le spese legali. È opportuno ed importante dunque controllare anzitutto la sussistenza del requisito medico, così come confrontarsi con gli esperti del campo gli specialisti al fine di conoscere e comprendere al meglio dettagli, particolari, condizioni e quanto c’è da sapere al riguardo.