Sostenere i figli davanti alle sfide della crisi economica si può: l’assegno di pensione è un pozzo di risorse? Possibilità di migliorie.
L’INPS entra in gioco ricalcolando la situazione previdenziale in atto, e la domanda sorge spontaneamente: l’assegno di pensione può essere esteso? Le regole prese in considerazione riguardano rapporti familiari come quelli intercorsi con figli e nipoti, e con esse ci sono delle condizioni e dei limiti da rispettare. Sentenze e circolari di Istituzioni in gioco come la Corte di Cassazione esplicano i diritti sul tema, con tanto di conteggio delle prestazioni spettanti. Le decisioni prese in relazione al caso, sono state ben giustificate e comprovate, proprio per questo bisogna capire se vi si rientra o meno.
Innanzitutto, serve capire con che istituto si ha a che fare. Appunto, si tratta dell’assegno di inclusione, una misura che funge a tutti gli effetti da ammortizzatore sociale nei confronti di anziani con 67 anni e più. Questi vivono in condizioni di “indigenza”, anche in relazione al contesto economico odierno. La crisi finanziaria è sempre più intensa, complice stagnazione, cioè mancanza di crescita, ed un tasso di inflazione duro ad essere debellato, e che in questo caso condizionante l’assetto previdenziale.
L’aiuto sussiste a prescindere dal fatto di aver versato o meno quelli che sono dei contributi ai fini previdenziali. In questo contesto si possono estendere i guadagni anche ad altri familiari? Entra in gioco la pensione indiretta e la nuova formulazione posta in essere dalla stessa INPS che non ha precedentemente accolto le domande.
La pensione indiretta è quell’istituto che conferisce una somma in denaro a coloro i quali sono i superstiti di una morte sopraggiunta. Appunto, si tratta di genitori che ancora in età da lavoro, venendo a mancare, hanno lasciato in uno stato di difficoltà i figli, pur non volendolo. È il trattamento riservato al lavoratore assicurato, e c’entra proprio con l’assegno di pensione. Risale al 2022 la sentenza dei magistrati che avevano rigettato l’articolo 38 del DPR 818/1957 nella parte in cui escludeva gli orfani maggiorenni e inabili. Ad oggi l’INPS ovvia a questa tematica, conferendo un adeguamento dei trattamenti e per riconoscere la pensione indiretta laddove è necessario.
Quindi, sì anche nipoti e figli possono ottenere l’assegno di pensione, ma con delle condizioni ben specifiche. Si tratta di individui che in virtù della situazione sopravvenuta, non sono in grado di fare fronte alle spese della vita. Per cui lo strumento funge da ammortizzatore sociale a tutti gli effetti e deve essere garantito anche se non si tratta di minori.
Come si procede? Con l’accoglimento delle nuove istanze, mentre per quelle vecchie, poiché rigettate in passato, si sottopone il ricalcolo sopracitato. Significa partire dalla decorrenza originaria della pensione, e tenere conto anche di tutti gli arretrati. Bisogna considerare anche quanto spetta a nipoti maggiorenni, ma se la sentenza è passata in giudicato non si può procedere.
Le pensioni già liquidate si ricalcolano in relazione agli ammanchi, e ciò vuol dire che i nipoti ottengono ciò che gli spetta. E se ci sono dei contitolari? La situazione è abbastanza chiara, ma non sempre è facile farvi fronte. Se ci sono contitolari che hanno percepito un pagamento più elevato rispetto ai nuovi elementi di calcolo, di conseguenza non ci sono delle somme da recuperare.
Se poi si aggiungono anche altri superstiti con diritto alla reversibilità di natura incompatibile con quello dei nipoti, se usufruiscono di un trattamento finora riconosciuto, quest’ultimo viene revocato. La ratio della decisione è data dal fatto che si considera prevalente quanto spetta ai nipoti maggiorenni. Anche qui però non è possibile recuperare le somme pregresse che sono già state percepite.
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