L’assegno di mantenimento per figlio è calcolato in base alle capacità economiche dei due genitori. Ma c’è un’incredibile decisione della Corte di Cassazione.
La legge stabilisce che i genitori hanno il dovere di prendersi cura dei propri figli sia dal punto di vista economico che emotivo. La cura dei figli, infatti, così come stabilito dall’articolo 33 della Costituzione, passa attraverso il mantenimento, l’istruzione e l’educazione degli stessi.
Il dovere alla cura dei figli spetta ai genitori anche se questi nascono al di fuori del matrimonio. Di fatto, la legge assicura anche alla prole nata fuori dal matrimonio le stesse garanzie e tutele, sia dal punto di vista giuridico che sociale.
Il dovere che ricade sui genitori di prendersi cura dei propri figli permane in qualsiasi situazione anche in caso di divorzio.
Nel caso in cui mamma e papà dovessero decidere di sciogliere il vincolo del matrimonio, essi non smettono di essere genitori. In quanto tali, hanno il dovere di prendersi cura sia economicamente che emotivamente dei figli.
In caso di separazione, l’obbligo di mantenere la prole grava su entrambi i genitori in maniera proporzionata alle rispettive capacità economiche. Per questo motivo, la legge dispone l‘erogazione di un assegno di mantenimento, che il genitore non collocatario dovrà consegnare al genitore collocatario.
Assegno di mantenimento per figlio: di cosa si tratta
La legge stabilisce che il genitore che abita insieme ai figli è chiamato collocatario, a differenza di quello che non abita con i figli e viene definito “genitore non collocatario”.
Quest’ultimo ha il compito di consegnare un assegno mensile al genitore collocatario, il cui valore stabilito da un Giudice in proporzione alle possibilità economiche dello stesso.
Nel caso in cui i figli siano maggiorenni, l’importo mensile dovrà essere richiesto direttamente dalla prole alla quale sarà consegnata la somma di denaro.
Il genitore che vive con i figli ha il compito coprire le spese residue che riguardano la gestione ordinaria dei figli.
Per quanto invece riguarda la gestione straordinaria, ovvero spese come gite scolastiche, acquisto di libri scolastici e così via, il giudice stabilisce la spartizione della quota al 50% tra i due genitori.
Cosa succede in caso di disinteresse da parte di un genitore?
Per il calcolo dell’assegno di mantenimento del figlio sono prese in considerazione le capacità economiche dei due genitori.
Se entrambi i genitori dispongono di un lavoro e hanno un reddito piuttosto simile, l’assegno di mantenimento mensile si farà carico del 50% delle spese necessarie al mantenimento della prole.
Il valore mensile dell’assegno varia in base alle condizioni economiche dei genitori. In alcuni casi, infatti, esso raggiunge il 100% delle spese necessarie al mantenimento, quando il genitore collocatario non abbia alcuna entrata economica.
Lo scopo dell’assegno di mantenimento è quello di permettere ai figli di avere lo stesso tenore di vita di quando i genitori vivano insieme.
Nel caso in cui uno dei due genitori si disinteressa completamente alle necessità economiche del figlio, la Corte di Cassazione ha stabilito che quest’ultimo, una volta diventato maggiorenne, può chiedere il risarcimento dei danni.
Inoltre, la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, la 19009 del 2022, ha stabilito che il figlio che è stato lasciato crescere solo con l’aiuto di un genitore ha la possibilità di ottenere il risarcimento del danno, dal genitore che si è disinteressato, e il mantenimento per tutti gli anni in cui questo non è stato versato.