I dipendenti di Poste Italiane possono fare domanda dell’assegno di invalidità? Rispondiamo a questa domanda in base alla normativa vigente.
La normativa attuale prevede l’erogazione da parte dell’INPS di un assegno di invalidità alle persone che hanno determinati requisiti. Le prestazioni previdenziali legate all’invalidità sono due: l’assegno di invalidità e la pensione di inabilità. Per accedere all’assegno di invalidità è necessario che il richiedente richieda la proprio medico di inoltrare all’INPS il certificato telematico Mod. SS3.
Per poter fare domanda è necessario che il richiedente abbia la capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo. Inoltre, è richiesto un requisito contributivo di minimo 260 settimane contributive, pari a cinque anni di contribuzione. Inoltre, delle 260 settimane, 156 settimane, pari a tre anni devono essere versati nel quinquennio precedente alla data di presentazione della domanda.
In merito all’assegno di invalidità arrivano molte richieste di chiarimento da parte dei Lettori agli Esperti di Trading.it. Oggi, esaminiamo una richiesta che riguarda i dipendenti di Poste Italiane:
“Sono un dipendente di Poste Italiane con 20 anni di contributi e un’invalidità del 75%, posso fare domanda all’INPS dell’assegno di invalidità?”
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I dipendenti di Poste Italiane sono collegati al Fondo di Quiescenza Poste, che dal 31 maggio 2010 è gestito dall’INPS. Il Fondo di quiescenza non prevede la possibilità di accedere a tutte le prestazioni, nello specifico:
a) pensione ai superstiti;
b) pensione di vecchiaia;
c) pensione anticipata;
d) pensione di inidoneità;
e) pensione di inabilità assoluta e permanente.
L’assegno di invalidità non è previsto, in quanto i dipendenti di Poste Italiane sono equiparati ai dipendenti del settore pubblico.
In effetti, l’assegno ordinario di invalidità è una prestazione economica erogata ai lavoratori del settore privato iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) INPS. Assegno di invalidità civile, scioccante notizia: l’INPS lo sospenderà quasi a tutti
I lavoratori del pubblico impiego possono accedere alla pensione di inabilità assoluta e permanente a proficuo lavoro che dispensa integramente dal servizio. Si tratta di una prestazione che prevede i seguenti requisiti:
a) un medico legale della Commissione medica ASL deve riconoscere che il dipendente pubblico è in stato di inabilità assoluto e permanente a proficuo lavoro;
b) ameno 15 anni di servizio;
c) la risoluzione del rapporto di lavoro per inabilità lavorativa. L’inabilità può essere fisica o mentale ma non derivante da causa di servizio.
Si precisa che l’inabilità lavorativa, non deve essere avvenuta dopo a cessazione del rapporto di lavoro. Tuttavia, il dipendente può presentare, entro un anno dalla cessazione del servizio per dimissioni, valutazione medica per il riconoscimento dello stato di inabilità lavorativa.
I dipendenti pubblici, con la legge del 1995, possono accedere alla pensione per inabilità assoluta e permanente per qualsiasi attività lavorativa. I requisiti per accedere a questa prestazione economica sono:
a) accertamento medico legale dalla Commissione medica di verifica presso il Ministero del Tesoro. La relazione deve riportare l’impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa a causa di difetto fisico o mentale;
b) almeno cinque anni di contributi di cui almeno tre versati nei cinque anni precedenti alla presentazione della domanda di inabilità;
c) risoluzione del contratto di lavoro per inabilità lavorativa non derivante da causa di servizio.
La domanda della prestazione, deve essere presentata presso l’Amministrazione dove presta servizio. Successivamente l’Amministrazione dovrà disporre l’accertamento medico sanitario per valutare lo stato di inabilità che da diritto alla pensione di inabilità assoluta e permanente.
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