Assegno di Inclusione bloccato per più mesi: arriva la dura stangata dall’INPS

L’INPS non perdona, cosa aspettarsi dopo l’assegno di inclusione bloccato? Non c’è fine al peggio, le previsioni sono un flop per chiunque.

La situazione sta decisamente sfuggendo di mano anche ai contribuenti più accorti, perché l’INPS ha deciso di bloccare l’assegno di inclusione, pur sapendo che lo stop della misura è un guaio per chiunque? La ratio è ben specifica, nonostante possa cozzare con le condizioni correnti. Non si tratta solo del fatto di non percepire più nulla, ma anche il non poter richiederlo. Per quanto tempo andrà avanti questo incubo? Soprattutto è per tutti che è stato posto in essere il provvedimento? Specifiche e analisi delle novità in atto.

Perché l'assegno di inclusione è bloccato
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L’economia italiana è al collasso, e lo è in molteplici ambiti e settori. Seppur differenti, tutti hanno lo stesso minimo comun denominatore, quello della crisi. Dal contesto lavorativo, in cui manca stabilità e il precariato abbonda, fino a quello previdenziale di cui si occupa l’INPS. Specialmente il sistema pensionistico presenta delle grosse falle “non rattoppabili”, perché sono sempre più critiche data l’ormai cronicizzazione all’interno del contesto corrente. Cosa c’è che non va?

A quanto pare però la situazione non è la stessa per tutti. Infatti, c’è chi ha di meno, quindi non mancano casi in cui c’è gente che non percepisce già da 3 mesi l’assegno di inclusione. Ma si tengono conto anche altre categorie che ancora possono ritenersi fortunate, perché continuano ad averlo. Non si gioca alla roulette russa con il sistema previdenziale, ma sicuramente bisogna analizzare il calcolo che viene effettuato.

Amare novità dall’INPS, assegno di inclusione bloccato e… altri guai!

Appurato che non sono tutti destinatari del provvedimento, è bene chiarire che questa però è una situazione che avrà luogo ancora per poco. Poiché ben presto anche i “fortunati” verranno inondati dalla truce novità. È sospeso, ma per quanto tempo ancora, è tutto da definire. Gli stessi CAF e Patronati in riunione con l’INPS hanno riposto le problematiche di chi non percepisce più l’ADI, e sembrerebbe essere giunti ad una soluzione condivisa. Di cosa si tratta?

Per chi l'assegno di inclusione è bloccato
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Se dopo verifica dell’INPS non si soddisfano più i requisiti per l’Assegno di inclusione, cioè si parla di  soggetti che lo hanno preso nei mesi precedenti in virtù di un loro grado di invalidità riportato nell’ISEE che risulta però insufficiente, c’è dell’altro. Non è solo colpa dei cittadini, ma anche la stessa INPS potrebbe aver commesso degli errori.

Ecco perché entra in gioco la cosiddetta “linea standard”, cioè che se manca il requisito di invalidità sottoscritto nella documentazione, i diretti interessati possono intervenire, ma devono farlo entro 60 giorni. Altrimenti? La domanda decade, non possono più richiederlo oltre che ottenerlo.

Ma cosa devono fare? Possono cercare di far cambiare la decisione dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mediante delle giustifiche del caso, in modo da ripristinare l’Assegno di Inclusione che sta per decadere. In sostanza, devono provare che se lo meritano rientrando nei termini di percentuale richiesti dall’istituto di previdenza. Chi si trova in questo guaio non può presentare per 6 mesi una nuova domanda per l’ADI, in virtù dello stato di sospensione e non di decadimento definitivo.

La ragione dell’intervento è data da una situazione di incongruenza tra quanto dichiarato rispetto gli stessi requisiti per ottenere il beneficio, ma non è stata del tutto colpa dei contribuenti. Infatti, l’INPS non avendo sempre tutta la situazione sotto controllo, ha indebitamente finanziato chi di fatto non vi rientrava, senza esserne a conoscenza. Si tratta di errori che possono capitare, ma che proprio per questo vengono ripristinati in maniera opportuna.

Per avere l’ADI bisogna avere 60 anni e un’invalidità ad almeno il 67%, ma ci sono dei casi in cui basta il 46% pur procedendo però con un calcolo della somma differente, e passando prima per il tramite dei servizi sociali. Perché è poi quest’ultimo che deve accertarsi dello stato di invalidità, e se si surclassa questo step, ecco che l’ADI non deve essere più percepito.

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