Assegno di inclusione e lavoro, è possibile cumularli: pochi conoscono questa specifica.
Spesso non ci informiamo a dovere su quelli che sono i nostri diritti, la normativa vigente e le casistiche che riguardano specifiche misure. L’assegno di inclusione è, oggi, forse uno dei temi più al centro dell’attenzione nostrana, eppure, molti italiani hanno ancora non pochi dubbi a riguardo. In particolar modo, sulla possibilità di conciliare il sostegno con l’attività lavorativa: è possibile e quando?
Come sappiamo, ci si riferisce spesso all’Assegno di Inclusione come alla misura che ha “sostituito” il reddito di cittadinanza. Per molti, comprendere le differenze tra le due misure non è semplice, ma resta comunque necessario sia per evitare problemi sia per non privarsi di ulteriori ingressi economici che potrebbero fare la differenza. Cerchiamo di chiarire, dunque, la questione nel dettaglio.
Lavoro e assegno di inclusione: quando si possono conciliare
Sappiamo che l’Assegno di Inclusione è destinato ad una platea di beneficiari molto precisa, che rispetta parametri e requisiti fondamentali. Quali sono questi requisiti e, soprattutto, se sia possibile o meno far coesistere tale sostegno con i redditi da lavoro sono punti spesso confusi per la maggior parte di noi.
Hanno diritto, dunque, all’Assegno di Inclusione gli over 60 o gli under 18, le persone affette da invalidità o coloro che hanno figli piccoli o invalidi di cui prendersi cura, ma anche coloro che sono in carico ai servizi socio/assistenziali o quelli sanitari per patologie o per dipendenze. A questi, si sommano i requisiti relativi al reddito, che possono variare in base al numero di componenti del nucleo familiare.
Chiarito questo, torniamo alla questione principale: è possibile cumulare la misura con i redditi da lavoro? Ebbene, al contrario di ciò che molti pensano, purché si rispetti una determinata soglia limite, la risposta è sì. Nello specifico, non superando un determinato massimale annuo reddituale con l’attività lavorativa, questa non andrà a incidere sull’Assegno di Inclusione.
Nel dettaglio, la cifra in questione è di 3000mila euro lordi all’anno. Ciò significa che, sia che si tratti di lavoro dipendente sia di un’attività autonoma, laddove il reddito annuo derivato non superi i 3mila euro, tale somma non andrà in alcun modo a intaccare l’Assegno di Inclusione. Diversa, invece, è il caso in cui da tale attività i redditi siano superiori a tale limite: in una circostanza del genere, l’interessato ha l’obbligo di comunicare, entro 30 giorni dall’avvio dell’attività, la variazione.