Assegno di Inclusione addio da gennaio: le nove categorie a cui lo tolgono

Assegno di Inclusione, nel caso in cui commetti questi errori, puoi dirgli addio. A cosa prestare attenzione

Negli anni, i vari enti pubblici hanno disposto una serie di incentivi volti a supportare determinate categorie di utenti, in base al reddito ISEE.

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Ci sono stati e ci sono anche attualmente, moltissimi bonus che vanno a sostenere spese importanti per i contribuenti ma, se non si fa attenzione a certi dettagli e si commettono determinati errori, si corre il rischio di perdere il sostegno.

Essere informati, proprio per questa ragione, riveste un ruolo cruciale, perché basta davvero poco per ritrovarsi senza aiuti. La legge, come si suol dire, non ammette ignoranza. Tra l’altro, possono esserci dei contesti in cui, non solo si dovrà attendere prima di poter richiedere l’incentivo, ma addirittura ci si potrebbe ritrovare a rimborsarlo.

Assegno di Inclusione, tutti i contesti in cui potresti perderlo, se non presti attenzione a questi errori

Uno degli errori più frequenti che i percettori dell’Assegno commettono, è quello di non comunicare una eventuale variazione della propria situazione reddituale.

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Un errore non da poco, che potrebbe comportare la perdita dell’assegno. Quando una persona percepisce il reddito di Inclusione, infatti, non è detto che il suo quadro reddituale resti lo stesso, dopo un tot di tempo. Se cambia, se si guadagna di più e quindi non si rientra più nei requisiti per cui se ne è beneficiato, bisogna comunicarlo all’INPS.

Al contrario, lo si perderà. La percezione del sostegno include obblighi e divieti. Ad esempio, bisogna recarsi dai servizi sociali competenti entro il 120° giorno da quando si è sottoscritto il Pad. Se non lo si fa, l’assegno è sospeso.

È necessario rispondere se si è convocati dai servizi sociali, oppure per il lavoro. Anche non farlo, può essere motivo di decadimento del beneficio. L’Assegno si perde se il beneficiario non sottoscrive il Patto di Inclusione, se non prende parte ai progetti di formazione o politica attiva inerente il suddetto Patto, e non frequenta un percorso per adempiere l’obbligo di istruzione. Oppure, infine, non accetta un’offerta di impiego adeguata. 

Chiaramente, in caso di giustificato motivo, non si perde l’assegno. Si può svolgere un lavoro e avere l’assegno, entro 3000 euro di reddito. Si perde l’assegno, anche se non si comunica all’INPS la variazione dello stato dei membri del nucleo familiare.

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