Arriva Quota 100 flessibile? La nuova proposta della Fondazione Studi CdL

Da Quota 100 rigida a Quota 100 flessibile con la proposta della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

Quota 100 dovrebbe ritenersi ormai un’esperienza conclusa, tuttavia la Fondazione Studi CdL rilancia con un’analisi dei vantaggi di una nuova Quota 100 flessibile. I dettagli.

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Una riforma davvero sostanziale delle pensioni è attesa da più parti, com’è noto. Ed oggi più che mai in considerazione degli obiettivi del PNRR da conseguire. Ebbene, nel quadro di un nuovo assetto previdenziale da studiare, trasformare in legge e applicare ecco la proposta di una formula più flessibile di pensionamento, in base a quanto emerso da un’analisi di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

La ricerca della Fondazione ha avuto ad oggetto Quota 100, che verrebbe di fatto riveduta e corretta. Ecco come.

Quota 100 flessibile per riformare il sistema pensionistico e rilanciare il lavoro

Una nuova Quota 100 per favorire il mercato del lavoro e dare una nuova veste al sistema pensionistico: la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha proposta l’idea di un mix di combinazioni più flessibili per conseguire Quota 100, partendo da un minimo di 61 anni o 34 anni di contributi – con delle penalizzazioni sul calcolo dell’assegno pensionistico.

In sintesi il progetto mira a:

  • una Quota 100 realmente flessibile, che sommi anzianità contributiva e vecchiaia, superando la formula rigida finora prevista dalla normativa;
  • dare un nuovo impulso al mercato del lavoro, favorendo il turnover e dunque il ricambio generazionale.

La proposta della Fondazione appare di indubbio interesse, anche guardando i numeri. Sono infatti circa 470mila, in base alle elaborazioni effettuate dalla stessa Fondazione Studi, i lavoratori di età tra i 61 e i 66 anni che hanno un’anzianità contributiva al di sopra dei 34 anni e al di sotto dei 41 – livello a partire da cui si può accedere alla pensione di anzianità. Essi sarebbero dunque i potenziali interessati alla nuova Quota 100 flessibile.

Cosa cambierebbe?

Se ci si chiede quale sarebbe la variazione effettiva rispetto al meccanismo Quota 100 finora applicato, la risposta è la seguente:

  • a confronto con l’attuale Quota 100 ‘rigida’, che implica l’accesso alla pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età, la Quota 100 ‘flessibile’ permetterebbe di raddoppiare quasi la platea dei potenziali beneficiari con un aumento vicino all’81% dei lavoratori interessati;
  • l’aggiornamento del meccanismo di Quota 100 agevolerebbe in particolare i 65-66enni con un’anzianità contributiva al di sopra dei 35 anni (ma inferiore ai 38 attualmente richiesti) e di fatto aiuterebbe così i lavoratori più prossimi alla pensione di vecchiaia ad anticipare l’ingresso;
  • in ragione di ciò sarebbe altresì favorito il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro.

Intuibile che, dal lato del requisito anagrafico per accedere alla pensione, detta Quota 100 flessibile vedrebbe crescere la quota di potenziali pensionati, in particolare tra le fasce d’età più elevate. Ad essi infatti l’accesso al trattamento pensionistico è impedito se non hanno ancora conseguito i requisiti contributivi (pur avendo quelli anagrafici).

Concludendo, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro rimarca altresì che la flessibilità in tema di pensioni e di nuova Quota 100 non può non combinarsi con le esigenze di contenimento della spesa pubblica e di sostenibilità dei costi a carico dello Stato. La prospettiva da non smarrire è infatti sempre quella della corrispondenza tra contribuzione effettivamente versata e oneri correnti di spesa pensionistica. Ecco perché, per attuare il progetto in questione, verrebbero introdotte delle penalizzazioni nel calcolo dell’assegno

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