Già da mesi è stato messo a disposizione il nuovo bonus per i cittadini ma le polemiche non si sono mai placate, il Nord Italia è stato escluso.
Risale al 7 maggio di quest’anno la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del bonus per i cittadini meridionali, un contributo che rientra tra gli incentivi finanziari a fondo perduto previsti dal decreto Coesione. Grazie all’iniziativa vengono messi a disposizione voucher per rivitalizzare l’economia di questi territori ma le polemiche non sono mancate e continuano tuttora. Soprattutto perché gli interventi delle istituzioni non andranno a interessare le necessità del Nord Italia, nonostante sia stato investito oltre un miliardo di euro.
Per inoltrare la propria domanda si potrà utilizzare la piattaforma online predisposta da Invitalia, accedendo con un documento d’identità digitale come SPID, CNS e CIE. Una volta compilata la domanda si dovrà apporre la firma digitale e fornire un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Inviata la richiesta, con i relativi allegati, ci si vedrà assegnare un protocollo elettronico ma non ci sono scadenze o graduatorie perché le istanze vengono valutate in ordine cronologico di arrivo (comunque entro sessanta giorni).
Resto al Sud 2.0, come funziona: parametri e requisiti degli incentivi
Alla base del bando Resto al Sud 2.0 c’è la volontà di favorire lo sviluppo di nuove imprese nel Sud Italia, le istituzioni infatti offrono contributi a fondo perduto e voucher per le attività nascenti. Grazie al programma si può coprire il settantacinque per cento delle spese ammissibili, per investimenti fino a 120mila euro, e fino al settanta per cento per investimenti che rientrino tra i 120mila e i 200mila euro. E non solo perché si può anche ottenere il cosiddetto ‘voucher di avvio’ – vale fino a 50mila euro – per l’acquisto di beni e servizi innovativi.
Dallo scorso maggio in poi è stato messo a disposizione un budget complessivo di 1 miliardo e 250 milioni di euro, che sta finanziando: attività produttive nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura; fornitura di servizi alle imprese e alle persone; turismo; commercio e attività libero professionali mentre risultano escluse tutte le attività agricole.
I contributi andranno a coprire i costi per: la ristrutturazione o la manutenzione straordinaria di beni immobili; l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature; la fruizione di programmi informatici e servizi per le tecnologie, l’informazione e la telecomunicazione e, infine, per le spese di gestione.