Nonostante Apple abbia cominciato a mostrare molta sensibilità rispetto alla privacy dei suoi utenti, sembra che le stesse regole non valgano in Oriente.
Negli Stati Uniti e in Europa Apple ha lanciato il suo sistema operativo iOS 14 dotandolo della funzione Apple App Tracking Transparency, al fine per bloccare ogni tipo di tracciamento dati non desiderato dall’utente.
Se è vero che le aziende in tutto il mondo alimentano la propria immagine presso l’opinione pubblica, connotandola delle intenzioni e dei progetti in linea con la sensibilità dei tempi, è anche vero che il relativismo culturale non aveva in tempi recenti messo così in evidenza l’ipocrisia e l’arrivismo dietro alle scelte di multinazionali, che sulla base di interessi economici modificano i loro valori morali, a seconda della legislazione dei paesi in cui svolgono le loro attività di business.
Apple App Tracking Transparency, entrata in funzione dallo scorso aprile, richiede l’autorizzazione degli utenti per permettere alle applicazioni di tracciare le attività per scopi di profilazione a fini pubblicitari.
Le nuove regole sembrano avere avuto effetti pratici sulla privacy degli utenti, tanto che domenica scorsa l’azienda della ‘mela’ è passata al vaglio dell’antitrust tedesco, che ha messo in evidenza alcuni comportamenti che potrebbero costituire un’ingiustificata penalizzazione del mercato pubblicitario e una forma di concorrenza sleale, che rende molto difficile per le aziende poter accedere con la stessa facilità di prima, alle preziose informazioni tramite le quali possono indirizzare messaggi pubblicitari mirati in base alle abitudini di consumo degli utenti.
Se la violazione delle norme a protezione del consumatore vigenti in Europa e negli Stati Uniti, sembrano aver sposato le politiche aziendali e i valori di Apple, che ha deciso di proteggere i suoi utenti occidentali, appare eclatante la differenza di trattamento che ha avuto nei confronti dei cittadini cinesi, verso cui ha applicato una politica in totale connivenza con quelli che sono gli standard, antitetici ai presunti valori della multinazionale, per mezzo del quale le autorità locali raccoglieranno tutte le informazioni generate dall’utilizzo del sistema operativo e delle applicazioni presenti sui disponivi Apple venduti nel Paese.
Oltre a questo, Apple ha dovuto rimuovere dal suo store, accessibile dai dispositivi venduti in cina, 35.000 giochi e 20.000 applicazioni. La motivazione questa volta è posta su base ideologica rispetto alle necessità di controllo sull’espressione culturale della popolazione cinese, che potrebbe venire a contatto con elementi controversi, scomodi o in antitesi a quelli del partito comunista.
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Le grandi multinazionali sono semplicemente guidate da un principio di razionalità economica, tale da fare aderire le proprie politiche alle tendenze rispetto la sensibilità dei consumatori che vengono evidenziate nelle ricerche di mercato. In questo senso il comportamento di Apple può essere giustificato, in quanto diversamente rischierebbe di perdere un enorme mercato, vedendo fallire le proprie attività in quei paesi che non considerano nessuna delle attività private degne di appartenere alla riservatezza dei propri cittadini.
Si tratta senza dubbio di un argomento controverso in quanto a questo punto la contesa sembra essere tra le leggi di mercato, il bisogno delle aziende di avere a disposizione le informazioni per massimizzare l’efficacia delle campagne pubblicitarie, la volontà dei consumatori e la politica, che se da un lato è orientata dalla volontà popolare dall’altro è in grado di stabilire norme e regolamenti anche a sfavore dei propri cittadini.
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Il mercato tuttavia va oltre ogni convinzione personale e si basa sull’effetto aggregato e mediato dei bisogni individuali, che si scontrano dal punto di vista etico e anche funzionale con quello che può essere la massimizzazione del beneficio della collettività.
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