Ape sociale e bonus 150 euro: per i titolari di indennità c’è il rischio di perdere il beneficio una tantum disposto dal Decreto aiuti ter?
Il bonus di €150 è un beneficio una tantum che sarà erogato in automatico in favore dei pensionati, che rispettano uno specifico requisito reddituale. Secondo quanto stabilito dal Decreto aiuti ter, che ha introdotto la misura: per ottenere il bonus di 150 euro è necessario aver maturato un reddito annuo lordo pari o inferiore a 20.000 euro, nel 2021.
Il beneficio sarà indirizzato in favore di tutti i pensionati che rispettano il suddetto limite reddituale e che risiedono stabilmente in Italia. L’erogazione è prevista a partire dal primo ottobre e vale sia per i soggetti che ricevono prestazioni di tipo previdenziale che per coloro che ricevono trattamenti assistenziali.
A tale proposito è doveroso specificare che l’Ape sociale è un’indennità che serve ad accompagnare alcune categorie di lavoratori all’età di pensionamento, ovvero 67 anni.
L’Ape sociale è stata introdotta con la Legge di bilancio del 2017 e scadrà il 31 dicembre 2022. In base ad alcune indiscrezioni, è possibile ipotizzare che la misura sarà prorogata anche per il prossimo anno. Ma è ancora tutto da vedere.
Nel frattempo i percettori di Ape sociale si domandano se anche loro avranno diritto al bonus di €150, che serve ad ottenere un sostegno contro il caro bollette.
Ape sociale e bonus 150 euro: facciamo chiarezza
L’Ape sociale è un’indennità che spetta ai lavoratori dipendenti, autonomi o parasubordinati che hanno raggiunto 63 anni di età e maturato dai 30 ai 36 anni di versamenti contributivi.
La differenza relativa al periodo di contribuzione dipende dalla categoria tutelata dallo Stato. Ad ogni modo, possono accedere all’ape sociale:
- I disoccupati che hanno versato almeno 30 anni di contributi, la cui attività lavorativa è cessata in seguito al licenziamento (anche collettivo), per dimissioni per giusta causa o per risoluzione consensuale del contratto;
- I caregiver che hanno effettuato almeno 30 anni di versamenti contributivi e che, da almeno sei mesi, offrono assistenza al coniuge o al familiare, entro il secondo grado, affetto da disabilità grave;
- Gli invalidi civili con una percentuale di invalidità riconosciuta pari o superiore al 74%, che hanno effettuato almeno 30 anni di versamenti contributivi;
- I lavoratori che svolgono mansioni gravose e che hanno alle spalle 36 anni di versamenti contributivi (32 per i lavoratori edili).
L’importo dell’Ape sociale viene accreditato al contribuente avente diritto per 12 mesi. Dunque, a differenza della pensione, l’Ape sociale non prevede la tredicesima mensilità. L’indennità rappresenta un sussidio che non può superare i 1.500 euro lordi mensili e che decade se il beneficiario percepisce un’altra pensione.
Si tratta dunque di una misura temporanea, che serve ad accompagnare alcune categorie di lavoratori alla pensione di vecchiaia.
L’indennità è cumulabile con il beneficio una tantum?
Dopo aver chiarito quali sono le caratteristiche principali della Ape sociale possiamo rispondere alla domanda iniziale: l’Ape sociale e bonus €150 sono compatibili?
La risposta è affermativa. Pertanto coloro che percepiscono l’indennità temporanea riceveranno anche il sussidio una tantum del valore di €150, secondo quanto previsto dal Decreto aiuti ter.
Affinché l’erogazione del bonus avvenga in automatico, nel cedolino di novembre, è necessario che il titolare della pensione sia residente in Italia. Inoltre, il decreto che ha introdotto la misura ha stabilito anche un limite reddituale più basso rispetto a quello previsto per il bonus del valore di €200.
In questo caso, infatti, per ottenere il beneficio, è necessario aver maturato un reddito imponibile ai fini IRPEF pari o inferiore a 20.000 euro, nel 2021.