Il ministro Brunetta prova a riproporre la mozione. Si tratta del Decreto anti-inflazione. Anche se non mancano le perplessità del Mef a riguardo.
Poiché si andrebbe incontro a un sostegno collettivo e non selettivo.
Sono diverse le ipotesi che il governo ha preso in esame. Si pensi all’azzeramento dell’Iva sugli articoli di quotidiano consumo. Riferimento a genere alimentari, farmaci, così come trasporti e libri. L’obiettivo è attenuare il fardello dell’inflazione sulle retribuzioni più esigue.
La nuova idea potrebbe essere valutata già in prospettiva dell’imminente decreto previsto per la fine del mese. Al massimo si attenderà sino alla legge di bilancio.
Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, si è mosso da qualche settimana. Una proposta, che stando alle sue parole, sarebbe già al vaglio del Mef. In corso un lavoro all’unisono nel tentativo di portarla a buon fine.
Del resto se almeno fino alla scorsa stagione invernale tale scenario si presentava come una autentica chimera, oggi i fatti raccontano altro, le cose sono cambiate. Vi sono margini di potenziale concretezza.
Qualcosa è cambiato, si diceva. Nel corso di aprile son mutate le linee guida europee sulle aliquote Iva.
Nuovi scenari che hanno dato la possibilità ai Paesi membri dell’Unione Europea di variare, in alcuni casi giungendo addirittura all’azzeramento per mezzo dell’“esenzione con diritto a detrazione”, la tassa sulla stima supplementare posta su diversi articoli.
Questo fatidico elenco è atteso dalle medesime linee guida. Al suo interno vi sono presenti prodotti e servizi che già beneficiano di aliquota facilitata, tra il 5 e il 10%.
Si pensi ad esempio ai generi alimentari, ma non solo. Nella lista servizi come la fornitura dell’acqua, o bene quali medicinali, dispositivi medici, i servizi di trasporto, i libri e le riviste.
Brunetta chiarisce poi la questione delle coperture. Queste vedrebbero derivarsi dall’extragettitto immagazzinato nel corso di queste settimane segnate da superinflazione proprio con l’Iva.
In poche parole si amplierebbe il rodato iter impiegato dal governo per fendere le accise sui carburanti.
Avendo ben a mente che nel corso dei primi cinque mesi del 2022, rifacendosi alle indicazioni del Mef, le entrate Iva sono cresciute di circa 10 miliardi di euro, l’equivalente del 20% in più del medesimo lasso di tempo del 2021.
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