È necessario analizzare se andare in subito in pensione sia una condizione alla portata di chiunque. Soluzione vantaggiosa, ecco come conseguirla.
Si conferma la modalità per andare subito in pensione, ma è bene precisare che ha dei limiti importanti. Conoscere tutte le vie del sistema previdenziale è importante, sia per ottenerne i maggiori benefici, che per non commettere errori sul piano pratico, poiché potrebbero non essere “risolvibili”. Infatti, è proprio attorno a questa verità che bisogna aprire bene gli occhi.
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Di questi tempi sbagliare non è concesso, specie se in ballo c’è il risparmio e la fonte di sussistenza del singolo. Un pensionato senza lavoro e contributo previdenziale mensile, non può andare lontano. Proprio per questo bisogna capire se questa via, cioè l’andare subito in pensione, sia adatta, e faccia al caso proprio.
Perché non è detto che gli aggiornamenti in questione siano validi e adatti per chiunque. A tal proposito si evidenzia che “tornare indietro”, non è possibile Quindi, se si sbaglia non solo non si può rimediare, ma se ne devono accettare a prescindere le conseguenze.
Come andare subito in pensione: consigli e procedura da consolidare
Prima di esplicare il procedimento, è bene evidenziare che commettere errori del genere, non è così impossibile. Infatti, si ribadisce che la condizione previdenziale delle persone, per quanto ci siano contributi simili sia nella natura che nella quantità, questa non sarà mai uguale. La personalizzazione del sistema pensionistico è così elevata che a sbagliarsi ci vuole poco, peggio se non si può rimediare. Ecco come andare subito in pensione e a chi conviene.
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Entra in gioco un “ponte” che collega la previdenza obbligatoria e complementare. Questo sistema permette ai singoli di sfruttare la rendita della pensione complementare, al fine di conquistare la soglia minima di pensione che serve per accedere al pensionamento anticipato. È il suddetto meccanismo a fare la differenza, praticamente si esaurisce così.
I lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il dicembre 1995, cioè gli “integralmente contributivi”, possono usare la rendita sopracitata per raggiungere la soglia minima, la quale è uguale a 3 volte l’assegno sociale. Mediamente si parla di 1603,23 euro. Secondo la legge, dal 2025 si può accedere a questa forma di pensionamento a 64 anni, con un minimo di 25 di contributi. Guaio è che nel 2030 si prospetta un aumento di questi ultimi a 30 anni.
Ma come usare le rendita complementare? La si impiega per colmare la differenza tra pensione obbligatoria, e soglia minima richiesta. In questo modo si riesce ad anticipare, anche se la previdenza da sola, non riesce. In sostanza, si accumulano le prestazioni, ma ci sono dei vincoli. Intanto, chi non usa il ponte, può lo stesso andare in pensione a 64 anni con 25 di contributi. Ma chi ha figli ed è una lavoratrice, ha degli sconti.
Di certo, è un sistema molto flessibile per accedere al pensionamento, ma il futuro aumento dei requisiti contributivi per questa categoria di lavoratori, porterà ad una maggiore rigidità. Ecco il limite maggiore: bisogna sfruttare adesso la misura, perché in futuro potrebbe non essere più conveniente.