Il sistema previdenziale prevede anche questa opzione. Ecco come andare in pensione a 67 anni senza contributi sufficienti
La pensione è un diritto a cui possono aspirare tutti i cittadini italiani e, secondo la riforma attuale, questi possono ottenere la pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni di età. Ad ogni modo, l’età anagrafica non sempre è sufficiente per poter ottenere l’assegno previdenziale.
Al requisito dell’età anagrafica è infatti necessario aggiungere anche quello contributivo, ovvero 20 anni di contributi versati. Tuttavia, non tutti sanno che andare in pensione a 67 anni senza contributi sufficienti è possibile. Ecco qual è la regola che permette di fare ciò.
È possibile andare in pensione a 67 anni senza contributi sufficienti
Uno degli aspetti maggiormente negativi dell’attuale pensione di vecchiaia è senza dubbio l’attesa di maturare sia i requisiti anagrafici che contributivi. In molti casi, infatti, insorgono molti problemi proprio durante il percorso lavorativo, impedendo molte persone a svolgere dei lavori. A questo punto ad intervenire è lo Stato, il quale prevede dei mezzi di sostengo al reddito con lo scopo di aiutare chi è maggiormente in difficoltà. Stiamo parlando dell’assegno sociale e della possibilità di poter andare in pensione a 67 anni senza contributi sufficienti.
Questo assegno viene erogato dall’Inps al compimento dei 67 anni di età ed è una sorta di indennità economica correlata ai redditi. Tuttavia, come spesso accade, è necessario soddisfare alcuni specifici requisiti per poter ricevere tale misura economica. Il cittadino deve infatti avere 67 anni di età e la cittadinanza italiana. Deve versare in uno stato di bisogno economico e avere la residenza in Italia. Inoltre, il suo reddito personale non deve essere superiore a 542,51 euro l’anno. A partire dal 2024, l’importo previsto dall’assegno sociale ammonta a 543,41 euro al mese per tredici mesi. È possibile revocare l’assegno in qualsiasi momento nel caso di superamento delle soglie di reddito previste.
Ma oltre all’assegno sociale lo Stato prevede anche il reddito di inclusione. Si tratta di una misura pensata per prendere il posto del reddito di cittadinanza e che, come il RdC, ha l’obiettivo di contrastare la povertà. Possono usufruire della prestazione i nuclei familiari con persone minorenni, quelli con persone con almeno 60 anni e le famiglie in cui vi è un cittadino con disabilità. Inoltre, è erogabile per i nuclei familiari in cui vi sono componenti in condizioni di svantaggio e che compaiono in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari.