Fondata nel 2009, Square è una società tecnologica che offre servizi di pagamento consentendo il trasferimento di denaro e valori digitali, come derivati e criptovalute.
Square Inc dal marzo 2020 è riuscita a sfruttare positivamente la crescita tendenziale della finanza digitale, acuita dall’incremento degli acquisti sugli e-commerce.
I titoli del settore fintech volatili per loro natura hanno subito forti variazioni a rialzo e innescato un una nuova tendenza nei pagamenti e nel commercio al dettaglio. Square è riuscita a creare un ecosistema in grado di fornire agli utenti non solo pagamenti, ma anche software commerciali e funzionalità bancarie, nonchè servizi utili a gestire e far crescere le attività commerciali.
La società che oggi cambiato nome in Block, è stata fondata nel 2009 anche grazie al contributo di Jack Dorsey. Square inizia la sua attività consentendo a privati e aziende di accettare pagamenti tramite smartphone. Grazie a quello una decina di anni fa era innovativo lettore di carte di credito, l’azienda ha acquisito nuove competenze e quote di mercato in settori correlati. Trainata dall’innovazione e dalla spinta che le criptovalute e la digitalizzazione crescente hanno imposto ai consumi, le iniziative dell’azienda sono oggi volte a rendere questo mondo quanto più inclusivo possibile.
Il servizio chiamato Square POS viene in genere utilizzato in combinazione con Square Reader. Questo è un piccolo dispositivo che può essere installato su uno smartphone o tablet, che legge carte di credito e di debito. Il denaro viene così trasferito sul conto corrente dei commercianti proprio come avviene con l’affiliazione a un circuito di pagamento tradizionale. Square POS consente inoltre di elaborare i pagamenti effettuati con carte di credito, carte regalo e contanti.
L’obbiettivo di Block guidata fino a novembre 2021 da Jack Dorsey, è quello di rendere sempre più efficace e diffuso l’uso dei servizi digitali, dalle criptovalute allo streaming musicale. La nascita di un ecosistema onnicomprensivo ha portato l’azienda a cambiare anche il suo nome anticipando quella che è l’associazione con la tencologia Blockchain.
L’idea nata per superare le normali limitazioni di pagamento dei circuiti bancari, ha reso oggi Block una multinazionale. L’azienda ha uffici in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Canada e Giappone in cui lavorano oltre 5.470 dipendenti. La società ha registrato un rendimento netto che nel 2020 è stato di 213,10 milioni di dollari. Le entrate principali derivano dalle commissioni sulle transazioni di cui quelle fisse sono pari a 2,75% a cui si aggiungono servizi per accelerare il trasferimento dei fondi nonchè quelli di conversione istantanea delle criptovalute.
Block sfrutta una serie di strategie atte a integrare l’ecosistema dei pagamenti, offrendo servizi a supporto dell’attività di consumatori e dei commercianti. Tra i servizi correlati è possibile inviare e tenere traccia delle fatture, personalizzare i prodotti, inviare ricevute via e-mail, applicare sconti, amministrare i rimborsi, accedere ai dati delle transazioni in tempo reale e tenere traccia dell’inventario.
La strategia commerciale di Block è affiancata oggi da Amrita Ahuja Chief Financial Officer dell’azienda. Ahuja lavora per coninvolgere e supportare le piccole e medie imprese a implementare servizi ulteriori. Questi possono contribuire all’enorme giro d’affari delle transazioni, arrivate nel terzo trimestre 2021 a 15,5 miliardi. La direttrice finanziaria di Block punta a integrare con software, hardware e intelligenza artificiale, la relazione tra commercianti e consumatori.
Prima di assumere la sua attuale carica Ahuja è stata Chief Financial Officer di Blizzard Entertainment una compagnia di videogiochi USA. Qui si è dedicata ad aprofondire e sviluppare l’interazione tra media digitali e videogiochi. Ha ricoperto inoltre varie posizioni di rilievo presso Fox Networks Group, Walt Disney Company e Morgan Stanley.
Ahuja entrata a far parte dell’azienda nel 2019 crede fortemente che la diffusione dell’intelligenza artificiale possa aiutare a sviluppare prodotti per mercati oggi limitati dall’assenza di una tecnologia adeguata. Attraverso processi di automazione intelligenti e responsivi sarà possibile estendere a numerosi altri servizi l’uso della piattaforma di Block.
Questo comprende anche l’accesso al mercato delle valute e dei valori digitali rappresentate in primo luogo dal Bitcoin. Verificabilità, trasparenza e indipendenza della tecnologia blockchain aumenteranno in modo dirompente l’affidabilità di questi mezzi di pagamento. A questo proposito Block guidata dalle competenze di Amrita Ahuja sta investendo in una nuova unità operativa chiamata TBD. Questa è incentrata sulla costruzione di una piattaforma decentralizzata e aperta per lo scambio di Bitcoin.
Questo consentirà all’azienda un tasso di penetrazione maggiore nei confronti dei clienti che hanno oggi tra i 20 e i 35 anni. Per accrescere la sensibilizzazione verso una nuova clientela l’azienda incoraggia soluzioni atte a rendere molto più ecologico il mercato delle criptovalute.
Inoltre sembra che Block stia prendendo in considerazione lo sviluppo di un sistema di mining Bitcoin, contribuendo a renderlo più accessibile. L’azienda che ha una parte dei suoi asset investiti nella criptovaluta, lavora con la sua Bitcoin Clean Energy Investment Initiative per supportare un Bitcoin più sostenibile.
Ahuja si augura che questa iniziativa acceleri il più possibile la transizione dell’intera blockchain verso l’energia pulita. La blockchain e in particolare gli smart contract possono affiancare l’attività creditizia, mettendo a diretto contatto creditore e debitore senza passare per un istituto di credito. Questo consente di stabilire per mezzo di contratti che si auto eseguono l’onere delle parti consentendo un accesso rapido, sicuro e senza intermediari al credito.
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Gli scambi decentralizzati hanno generalmente commissioni più basse ed è possibile oggi accedere ai pagamenti con meccanismi di abbinamento domanda e offerta. Bitcoin può inoltre fornire accesso finanziario a coloro che sono stati storicamente emarginati. Questo si in relazione a chi vive fuori dai sistemi finanziari esistenti o a chi ha sfiducia negli attuali servizi bancari, come accade in alcune regioni come l’America Latina.
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