Il collasso di FTX, cripto exchange statunitense, ha fatto dilagare il panico tra gli investitori affossando la fiducia su tutto il settore delle criptovalute. Quali sono le alternative sicure e le novità del Fisco in merito?
Chi aveva trasferito i fondi sull’Exchange FTX rischia di non vedere più restituiti criptovalute e valuta fiat andati probabilmente perduti nel corso dei mesi con il crollo dei mercati.
Esistono alternative sicure per chi vuole continuare a mantenere una parte dei propri capitali nel mercato delle criptovalute? Gli investitori sono alla ricerca di segnali di fiducia e di luoghi sicuri in cui depositare i propri fondi per il trading sulle criptovalute.
Tra gli Exchange di criptovalute più sicuri che operano in Europa c’è l’austriaca Bitpanda, la società ha fatto del rispetto delle regole una bandiera. Bitpanda è la piattaforma che detiene in Europa il più alto numero di licenze e registrazioni, rispetto a qualsiasi altro Exchange.
Perchè Bitpanda è un exchange tra i più sicuri? Una certificazione lo dimostra
Operativa sul mercato da otto anni ha tratto insegnamento dalle varie vicissitudini che in questi anni hanno accompagnato i trend sulle criptovalute. Chi ha messo da parte la pretesa di arricchirsi velocemente è riuscita nel tempo a consolidare le proprie risorse e offrire un’esposizione al mercato attraverso regole solide.
Bitpanda a seguito dello scandalo FTX, ha voluto rafforzare ulteriormente la sua condotta in questa direzione. Ha deciso di affidare a KPMG una procedura straordinaria di revisione rendendo noto che i fondi cripto detenuti in conti off line detti cold storage superano tutte le posizioni accumulate dalla clientela.
Una copertura a garanzia della liquidità scambiata spesso a margine dalla maggior parte dei trader. Bitpanda ha di sua iniziativa mostrato come per le cinque maggiori criptovalute: Bitcoin, Ethereum, Cardano, Ripple e Doge la copertura finanziaria è completa.
Proprio a riprova dell’elevato stand di affidabilità, Bitpanda risulta la prima piattaforma di investimento retail europea a soddisfare i severi requisiti normativi dell’autorità di supervisione finanziaria tedesca.
Bitpanda, è riuscita a ottenere una licenza dalla BaFin secondo le nuove regole introdotte a gennaio 2020. Un’attestazione di merito completa che comprende tutte le critiche alla sicurezza sul piano finanziario per i consumatori. Questa naturalmente va ad aggiungersi a una lunga lista di altre licenze e registrazioni che la società ha ottenuto sui mercati europei. Bitpanda è riconosciuta e regolamentata in: Italia, Austria, Francia, Spagna, Regno Unito, Repubblica Ceca e Svezia.
Il trading miliardario sulle criptovalute è un indotto il cui bilancio non è sfuggito neanche al Governo italiano. Attualmente sono state scongiurate le dinamiche immediate di contagio a catena nel settore. Rimangono molti gli investitori che in questi anni hanno ritirato dal mercato durante le fasi di incertezza i propri fondi in criptovalute e hanno approfittato dalle lacune legislative per aumentare il profitto netto.
Dichiarazione dei redditi sulle criptovalute; la legge di Bilancio mette in campo le novità sulle imposte e prelievi fiscali
Nella lunga serie di misure per ritagliare risorse utili alla legge di Bilancio trova posto in questa anche una sanatoria per le criptovalute. Secondo quanto previsto dalla nuova regolamentazione si condonerà l’omessa dichiarazione dei guadagni su Bitcoin e asset affini. Chi non hai denunciato sulla dichiarazione dei redditi i guadagni in criptovalute potrà ora mettersi in regola pagando un’imposta sostitutiva del 3,5%. A questa sarà aggiunta un’ammenda dello 0,5% delle somme a titolo di interessi e risarcimenti.
Oltre questo vantaggio per i contribuenti che hanno guadagnato e prelevato i profitti degli investimenti sulle criptovalute, il versamento utile al condono fiscale potrà essere rateizzato in un triennio a partire dal prossimo 30 giugno.
Si tratta di una richiesta esigua da parte del Fisco; esso è forse consapevole della semplicità con cui ancora oggi possono e molto più in passato è stato semplice far passare inosservato i guadagni sulle criptovalute. Non era necessario occultarli, la legge fino a pochi anni fa non considerava questi asset all’interno delle fattispecie valide ai fini delle imposte patrimoniali. I profitti sugli investimenti finanziari generalmente tassati al 26%, sono stati ignorati sulle criptovalute fino a che non è stato evidente l’enorme giro d’affari sviluppatosi in meno di dieci anni.
Quanto si paga oggi in imposte sulle criptovalute?
Solo nel 2021 ad esempio il valore di un Bitcoin è passato da 7.340 euro a oltre 40 mila con un guadagno di circa il 400%. Si tratta in sostanza di una voluntary disclosure che solitamente riguarda i capitali detenuti illecitamente all’estero e non dichiarati al fisco che viene applicata in questo caso alla criptovalute. Oltre a questo, dal primo gennaio 2023 la legge di bilancio prevede l’introduzione di un’imposta di bollo del 2 per mille del valore della somma detenuta in criptovalute.
Quanto si paga oggi in imposte sulle criptovalute? Se in precedenza la tassazione veniva assimilata a quella di prodotti come i derivati sul Forex, con un’imposta sui guadagni del 26% ma per un ammontare minimo accumulato di 51 mila euro per almeno cinque giorni consecutivi, oggi le plusvalenze ottenute sulle criptovalute sono molto più difficili da evitare. La nuova regola introdotta dal Governo varrà da gennaio 2023. Essa prevede una franchigia ridotta a soli 2 mila euro e un’imposta sostituiva del 14% da pagare sul valore delle criptovalute possedute nell’anno in corso.